#Intervista: Linda Di Pietro, “La cultura ispira emozioni profonde”

Fondatrice della Compagnia Teatrale e Associazione Culturale Artinmovimento, attrice e regista, insegnante, clown dottore per Soccorso clown onlus nei reparti pediatrici.
Linda Di Pietro è un’artista che da quasi 30 anni si muove all’interno del tessuto culturale di Roma e non solo con progetti ambiziosi e di altissima qualità.
Tenendo sempre a mente che “un’attrice non deve coltivare di più l’ambizione personale rispetto al proprio lavoro e al senso della propria arte”.
Le prossime occasioni per vedere in scena i lavori in cui Linda è coinvolta sono il 29-30 ottobre al Teatro Vascello con “Spaghetti” e il prossimo 5 dicembre all’interno della rassegna Battiti del Teatro Furio Camillo con “Silenzio assordante“.
Mi racconti da dove nasce la storia artistica di Linda?
Nasce dalla mia formazione. Prima la Scuola Internazionale di Teatro di Roma, che aveva metodologie didattiche e stili performativi di respiro internazionale.
E poi dai maestri che ho avuto la fortuna di incontrare: Enrique Vargas padre del teatro sensoriale, Juan Carlos Coraza, Francesca De Sapio.
Da quanti anni fai questo lavoro? E da allora com’è cambiato il tuo modo di intraprendere iniziative artistiche?
Mi sono appassionata al teatro ai tempi del liceo. Erano i fantastici anni ‘90 ed è passato diverso tempo perché diventasse un lavoro.
Quelle dell’attore e del regista sono professioni che in Italia si fa ancora fatica a riconoscere a meno che non arrivi la notorietà. E allora tutto cambia.
Ho iniziato come attrice nel teatro, poi ho scoperto che mi piaceva fare molte altre cose.
Ho scoperto il clown, per esempio. Da 15 anni lavoro come clown dottore per Soccorso clown onlus nei reparti pediatrici.
Esperienza che mi ha dato la possibilità di sperimentare l’impatto della comicità e della risata in ambiente ospedaliero.
Ormai è scientificamente provato che emozioni e pensieri positivi modificano il funzionamento corporeo e quindi la salute.
È un privilegio quello di mettere la professione artistica al servizio della persona in questo modo.
Pian piano si è andata consolidando la volontà di creare progetti in cui raccontare storie che arrivassero al pubblico, che permettessero allo spettatore di riflettere su sé stesso e sul sociale.
Così è nata Artinmovimento, associazione e compagnia specializzata nel teatro civile e immersivo.
L’associazione ha mosso i primi passi producendo “Streghe“, uno spettacolo che ha visto diverse edizioni dal 2010 in poi.
E anche un seguito, “Le Altre“: un mosaico di storie di donne che oggi potremmo definire streghe moderne, donne scomode, fuori dagli schemi etichettate e trattate come streghe.
Un esempio per tutte è Konstantina Kouneva, una donna di origine bulgara che nel 2009 è stata vittima di un gravissimo attentato perché difendeva i suoi diritti e quelli delle sue colleghe: fu infatti bruciata col vetriolo.
Quando ho incontrato questa storia con Marco Avarello, autore del testo teatrale, ci siamo chiesti se fosse vero che le streghe hanno smesso di esistere.
Se come diceva Voltaire hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle.
Guardando ciò che accade oggi in Iran viene da pensare che purtroppo l’autonomia e la libertà delle donne viene percepita come un pericolo.
E c’è ancora molta strada da fare per quando riguarda il riconoscimento dei diritti.
Domanda retorica (forse): l’emergenza Covid quanto ha inciso sulla tua attività?
Moltissimo ovviamente, ma come tutto nella vita l’impatto che ha dipende da come decidiamo di viverlo.
Dopo il primo periodo di smarrimento e anche di paura, ho visto l’opportunità di avere un tempo di creazione lontano dalla frenesia degli impegni.
Così sono dedicata alla scrittura e realizzazione di un nuovo progetto: “La casa sull’albero“, sulla storia dell’attivista Julia Butterfly che nel 1997 salvò una foresta dall’abbattimento restando per 2 anni a vivere su un albero.
Spettacolo in parte itinerante ambientato nel parco di Villa Chigi ad Ariccia ai piedi di una sequoia secolare.
Nel 2021 ha preso forma anche “Il viaggio di Orfeo“.
Finalmente ho visto realizzarsi il progetto di teatro sensoriale che inseguivo da tempo in cui gli spettatori diventano protagonisti di un viaggio intimo e personale.
E attraverso l’incontro con i personaggi del mito di Orfeo vengono condotti all’incontro con sé stessi e con la propria anima.
Progetto realizzato grazie a un gruppo eccezionale di colleghi e collaboratori: Antonella Alfano coautrice, Alice Gabellini psicoterapeuta, attrice e danzatrice.
E poi Cristiano Leopardi, Gisella Xaxe, Marta Nuti, Ilaria Fantozzi, Francesca Vignali, Marica Cotognini.

Che cos’è “Mrs Darwin”? Di cosa si tratta esattamente?
Nasce parallelamente al progetto su Julia Butterfly perché non possiamo non puntare sui bambini per un cambiamento della società.
Si tratta di un progetto di teatro per l’infanzia della compagnia L’Orto delle Fate volto alla sensibilizzazione sui temi del clima e dell’ambiente.
I bambini sono molto recettivi e sensibili a questi argomenti.
“Mrs Darwin” propone loro un viaggio indietro nel tempo alla scoperta degli errori commessi e delle possibili soluzioni che evidentemente ci sono.
Occorre solo decidere di abbracciarle.
Al momento di cosa ti stai occupando?
Sto collaborando con Materiaviva e Roberta Castelluzzo, regista dello spettacolo “Spaghetti” che porta in scena 20 artisti circensi e attori per raccontare l’emigrazione in una maniera originalissima e davvero accattivante.
Un progetto intelligente e necessario a cui ho aderito con entusiasmo.
In scena acrobati, giocolieri, aerealisti, una produzione rara in Italia.
Sarà in scena il 29 e 30 ottobre al Teatro Vascello.
Parlami delle iniziative che hai in mente per i prossimi mesi
Nei prossimi mesi mi dedicherò a “Silenzio assordante“, nato con la coreografa e danzatrice Valentina Versino e prodotto da Materiaviva.
Altro progetto a cui voglio molto bene perché nasce dal racconto di storie realmente accadute, storie di violenza sulle donne raccontate attraverso la parola, la danza, l’acrobatica aerea e la giocoleria.
Il debutto sarà il 5 dicembre al Teatro Furio Camillo nella rassegna internazionale di circo-teatro Battiti.
Dimmi un progetto artistico di cui vai particolarmente fiera
“La moda dei suicidi”, uno spettacolo site specific sul clamoroso caso dei suicidi di France Telecom ambientato negli uffici di un’azienda.
Questa accoglieva 40 visitatori divisi in piccoli gruppi e terminava con un abbraccio tra attori e spettatori.
C’è una cosa che un’attrice non deve mai fare e un’altra invece che va sempre fatta?
Un’attrice non deve coltivare di più l’ambizione personale rispetto al proprio lavoro e al senso della propria arte.
Deve ricordarsi dell’opportunità che ha di apportare beneficio alla società, che sia un piccolo o un grande teatro.
Deve ricordarsi che ha molto lavoro da fare e una grande responsabilità.
Teatri e cinema sono rimasti chiusi praticamente per tutta la durata dell’emergenza pandemica e sono stati gli ultimi luoghi culturali ad aver riaperto. La cultura è davvero “non necessaria”?
Credo che guardandoci intorno tutti ci rendiamo conto di vivere in tempi bui e forse proprio per questo siamo generalmente molto inclini alla distrazione, alla superficialità, al consumismo.
Credo che la cultura non solo sia necessaria ma rappresenti una delle poche strade di salvezza percorribili per creare uno stato di coscienza maggiore.
Ispirando esperienze, emozioni e comprensioni profonde.
Mi descriveresti il lavoro artistico di Linda Di Pietro con un’immagine e con 3 parole?
Gli occhi gioiosi dei bambini quando a fine spettacolo gli dico che possono portarsi via i semi che sono sul palco, per piantarli. E non ne lasciano nemmeno uno.
3 parole per descrivere il mio lavoro artistico: lavoro, alla base. E poi dignità e creazione di valore come obiettivi.
(© The Parallel Vision ⚭ _ Paolo Gresta)