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Mostre a Roma, recensione: “Tolkien” alla GNAM

Forse un'occasione sprecata: un susseguirsi di sale che mancano di approfondire le suggestioni e i temi dell’epica tolkeniana

Mostre a Roma, recensione: “Tolkien” alla Galleria Nazionale

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Ho provato a sospendere il giudizio.

A entrare nella Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea come quando si entra in un mondo secondario fatto di esseri sovrannaturali e non.

Piena di aspettative, ho varcato la soglia pensando di ritrovarmi in un mondo altro dove “il sole verde risulti credibile“, per dirla con J.R.R. Tolkien.

Eppure, alla fine della mia visita, mi sono accorta di essermi trovata di fronte a una grande occasione sprecata.

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(Foto: © Silvia Torrioli)

“Tolkien”: la mostra a Roma

La mostra “Tolkien. Uomo, professore, autore” alla GNAM ha l’ambizioso scopo di omaggiare il celebre scrittore inglese a 50 anni dalla sua scomparsa.

E ad altrettanti dalla traduzione e pubblicazione italiana del suo primo capolavoro “Lo Hobbit“.

Si presenta su 2 livelli “farciti” di  manoscritti autografi, lettere, memorabilia, fotografie e opere d’arte ispirate alle sue visioni letterarie.

Un susseguirsi di sale che presentano la vicenda biografica dell’autore senza approfondire le suggestioni, i temi dell’epica tolkeniana e i diversi studi sul fantastico che l’hanno ispirata.

Il  viaggio dal mondo primario verso quello secondario si interrompe fin dalla prima sala.

Qui si leggono svogliatamente indicazioni biografiche e si guardano opere che non ci si aspetta di trovare in una sede che ospita giganti come De Chirico, Van Gogh e Klimt.

Prendo nota sul mio taccuino nero come sempre, ma decido di riportare solo ciò che mi ha condotto davvero nel mondo eterno dell’arte e della letteratura. 

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(Foto: © Silvia Torrioli)

“Applicabilità”, “allegoria”, “evasione” secondo Tolkien

Il primo elemento è un breve frammento di un’intervista rilasciata da Tolkien stesso in cui l’autore affronta temi quali l’evasione, l’allegoria e l’applicabilità.

Lo scrittore afferma con convinzione che l’Unico Anello non rappresenta un’allegoria della bomba atomica né l’intera saga dell’Anello quella della Seconda Guerra Mondiale.

Sia Tolkien che il filosofo Todorov infatti preferiscono affidare l’intensità creativa dell’autore alle metafore che, intenzionalmente o no, sono quasi sempre presenti all’interno dei lavori fantasy.

Nel breve video, l’autore va avanti e fornisce una distinzione tra “applicabilità” e “allegoria”.

Qui sostiene che molti tendono a confonderle quando la prima risiede nella libertà del lettore, mentre la seconda nelle intenzioni dello scrittore. 

Tolkien si sofferma inoltre sul significato del termine “evasione” applicato a “Il Signore degli Anelli” e ne mette in luce proprio il significato originario, ovvero “liberazione” e “uscita di prigione”.

Cosa è infatti la storia di Frodo Baggins se non una anti-quest che non deve sconfiggere un nemico ma rinunciare al potere distruggendo proprio l’elemento del potere? 

Vago alla ricerca delle considerazioni tolkeniane sul dominio e sulla rinuncia al potere.

Ma mi ritrovo catapultata nella sala dedicata a “Lo Hobbit” e a “Il Signore degli Anelli” senza che il percorso di visita mi abbia adeguatamente preparato.

Sebbene affascinino le prime edizioni dei romanzi esposte nelle teche insieme all’immensa parete che ospita le varie edizioni dei 2 libri, non si riesce a percepire l’emozione che scaturisce naturale dalla lettura dei romanzi.

Né l’atmosfera magica che una mostra dovrebbe sempre ricreare.

Sembra di trovarsi invece all’interno di uno spazio per collezionisti.

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(Foto: © Silvia Torrioli)

Una preziosa occasione sprecata?

Il piano superiore si concentra sul viaggio di Tolkien in Italia e sulla vicenda editoriale de “Il Signore degli Anelli” e “Lo Hobbit“.

Per poi condurre il visitatore nelle ultime sale dedicate alle opere d’arte ispirate all’universo tolkeniano.

Infine, La mostra non poteva trascurare i riadattamenti cinematografici dell’opera di Tolkien offrendo la possibilità di fare una partita con il flipper tematico.

O di scattarsi un selfie con la riproduzione di Bilbo Baggins.

Sicuramente un’opportunità da non lasciarsi sfuggire per comprendere a pieno l’opera di un filologo, glottoteta, letterato ed esperto di lingua inglese antica.

Si lascia la galleria con un senso di amarezza e delusione.

Soprattutto con la sensazione di avere avuto in mano una possibilità importante per discutere di temi quanto mai attuali quali:

  • la sete di potere
  • la conservazione dell’ambiente
  • le relazioni umane
  • l’eterolinguismo
  • la multiculturalità

Si lascia la galleria con la sensazione di non avere avuto la possibilità di avvicinarsi a un autore vissuto a cavallo delle 2 guerre e che ha avuto la capacità di trattare temi universali.

Si lascia la galleria con la sensazione che sia stata sprecata un’occasione preziosa.

The Parallel Vision ⚭ _ Silvia Torrioli)

8 commenti

  1. Concordo in pieno.
    E’ la stessa sensazione che ho avuto, quando ho visitato la mostra.
    Non c’era Tolkien.
    Solo tre riproduzioni (piccole, oltretutto) dei suoi disegni . Nessuna citazione dai saggi quali “Sulle Fiabe” o “i Mostri e i Critici” o “Tradurre Beowulf”

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