#Recensione: La mostra di Cristiano Carotti da White Noise Gallery

Passeggiare nel cuore di Roma richiede tanta energia.
Energia mentale per orientarsi nei vicoli, nelle gambe per sostenersi in piedi o per far procedere una piccola bicicletta pieghevole allo stremo delle forze.
Già, perché per visitare la mostra di Cristiano Carotti intitolata “Se l’occhio non fosse solare, come potremmo vedere la luce?” mi sono affidata al mio bolide azzurro e a Google Maps bici.
E se adesso state leggendo questa breve e forse inutile introduzione, è perché vorrei iniziare la mia recensione da uno dei concetti chiave della mostra di Carotti, ovvero il rapporto dell’uomo con la natura.
La mostra di Cristiano Carotti da White Noise Gallery
Ho preferito pedalare piuttosto che guidare. Ho lasciato infatti che la mia bici dalla sella rotta mi portasse dal Ponte della Musica verso Via della Seggiola 9, sede della White Noise Gallery di Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti.
Ho voluto farlo per non dare il mio contributo al quotidiano inquinamento urbano. Andata bene? Sì e no.
Una cosa è certa: se i ragazzi di City Bike Rome non mi avessero aiutato, probabilmente il mio piano sarebbe fallito.
Tuttavia ho sicuramente avuto la possibilità di sperimentare un modo sostenibile di viaggiare e di entrare nell’universo degli invisibili.
Quegli stessi invisibili di cui ci racconta anche Carotti che, nella sua terza personale, si occupa di tutto quel mondo che poco risalta agli occhi dell’essere umano frenetico e scattoso.
Ecco che allora le sue tele, ospitate nella bellissima cornice della White Noise Gallery, si colorano di tinte acide e cupe e gli animali vengono rappresentati con sfumature filtrate da visori notturni.
L’artista raffigura infatti le scene come se indossasse un visore, ovvero un’apparecchiatura tecnologica che permette di vedere laddove non c’è luce.
I veri protagonisti sono però i cardi che con i loro rami si allungano quasi a voler toccare il cielo.
Grazie alla vista donataci dagli strumenti creati dall’uomo, finalmente possiamo riportare alla luce ciò che di solito è celato agli occhi e che la notte nasconde.
L’oscurità infatti permea tutte le 3 stanze dell’allestimento che si apre con una grande tela raffigurante un cardo sferzato dal vento nel cuore della notte.
Il percorso continua e ci porta di fronte all’autoritratto dell’artista. Egli si rappresenta come un ariete oscuro che rivolge lo sguardo al cielo.
Lo accompagna un altro cardo dalla struttura ramificata e complessa che si traveste da costellazione e ci permette di avvicinare la sua semplicità e spontaneità alla complessità del cosmo.



Uomo e natura si fondono e si sublimano
Ecco che allora uomo e natura si fondono e il visitatore riesce a percepire il divino nel più semplice degli elementi naturali.
Un processo di sublimazione sperimentato dall’artista in persona, specialmente dopo i mesi segnati dal lockdown, quando Carotti si è riavvicinato alla natura e alla lavorazione della ceramica.
Come non citare infatti le vipere in ceramica che, con i loro colori brillanti, sono la testimonianza dell’avvenuta metamorfosi di Cristiano.
Attraverso il loro processo di muta, questi rettili affascinanti osservano dal basso il visitatore e lo accompagnano nell’ultima sala.
Quasi buia, immersa in una piacevole temperatura autunnale, il piccolo spazio della WNG chiude un percorso espositivo caratterizzato da un’ammaliante sperimentazione audiovisiva.
Le musiche originali di Rodrigo d’Erasmo e Mario Conte cullano infatti le tele di Cristiano e guidano lo spettatore fino alla fine della mostra.
Considerazioni finali
Esco dalla galleria ma non so se il mio viaggio in bicicletta mi abbia avvicinato al divino.
La sensazione di estrema fatica generata dal caos urbano e di stupore di fronte alle opere d’arte mi hanno però portato a riflettere sull’uomo e sulla sua capacità di incatenarsi in una società che viaggia a velocità supersoniche.
E che nasconde la felicità che si annida nell’assistere alle piccole manifestazioni naturali come il fiorire di un cardo o la muta di una vipera.
(© The Parallel Vision ⚭ _ Silvia Torrioli)