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#Intervista: Marzia Ercolani, “La cultura deve fare politica”

#Intervista: Marzia Ercolani, “La cultura deve fare politica umana”

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Marzia Ercolani

In trincea nel mondo della cultura e dello spettacolo dal vivo da 25 anni, Marzia Ercolani è una poliedrica artista che non conosce sosta. Né dal punto di vista creativo né tantomeno politico.

La politica infatti “non deve fare cultura” mi racconta.

È la cultura che deve fare politica: civile, emotiva, filosofica, umana. E invece, ahinoi, non esiste settore culturale che non sia  invaso dal potere politico“.

Finito da poco lo spettacolo “Scomposta” al Teatro Lo Spazio, Marzia riprenderà il tour teatrale di Atto Nomade Teatro, inizierà una docenza alla SetSudioAcademy e sarà sempre impegnata col Boogie Club, di cui cura la direzione artistica.

Oggi vi presento la sua parabola professionale fatta di tantissime esperienze e di una miriade di iniziative coraggiose e contro corrente, perché “abbiamo la responsabilità di stimolare la visione critica della popolazione, nel riso e nel pianto“. 


Mi racconti da dove nasce la storia artistica di Marzia? 

La mia storia artistica nasce da bambina. Ho sempre ideato, creato, raccontato storie. Non sono stata consapevole che sarebbe potuto diventare un percorso di vita finché non ho “sbagliato” scelta universitaria.

Dopo il liceo classico mi sono iscritta a Economia e Commercio. Sono durata 6 mesi senza dare un esame e sono fuggita a Lettere Moderne, indirizzo Spettacolo.

Studiavo appassionatamente ma non potevo limitarmi alla teoria. Da quel momento sono entrata all’Accademia Triennale del Centro Internazionale La Cometa, diplomandomi in arte drammatica.

Mentre lavoravo ho continuato a specializzarmi e a collaborare con numerose figure del cinema e del teatro tra cui Alan Woodhouse, Irina Promptova, Natalia Orekhova, Nikolai Karpov, Lucia Calamaro, Pierpaolo Sepe e tantissimi altri.

Da quanti anni fai questo lavoro? E da allora com’è cambiato il tuo modo di intraprendere iniziative artistiche?

Faccio questo lavoro da 25 anni. Appena diplomata sono diventata membro della compagnia Triangolo Scaleno Teatro diretta da Roberta Nicolai.

E sono stata tra gli interpreti di molte produzioni tra cui “Il Castello” da F. Kafka, “Inequilibri“, “Terre“, “Residui“, “Un altro Calderon” da P. Pasolini, “Circus Kafka Show“.

Ho fatto parte dell’organizzazione delle prime 3 edizioni del Festival Teatri di Vetro diretto sempre da Roberta, mentre parallelamente collaboravo con I Sotterranei del Castello di Giovanni Boncoddo e con il Gruppo Dire.

I primi 10 anni di professione si sono concentrati attorno al mestiere di interprete, tanto teatro, cinema indipendente e piccoli ruoli in serie tv.

Poi ho iniziato a esplorare la scrittura poetica e drammaturgica. È nata la prima regia.

A questo punto ho scelto di intraprendere un percorso artistico indipendente e ho fondato la compagnia Atto Nomade Teatro. In circa 15 anni ho prodotto numerosi progetti in qualità di regista, drammaturga e attrice.

Da “Sono morta anche io” (rassegna 2012 di nuova drammaturgia contemporanea da Quaderni di scena al Teatro Argentina) a “Niente – Andantino Tragicomico” con Carla Carfagna, drammaturgia e regia (nella versione ridotta vince il premio miglior corto teatrale Concorso Le Cortigiane 2020).

Da “I colori maturano la notte – confessioni di una diversa Alda Merini” con il musicista Stefano Sarfone a “Oddio come siamo libere – omaggio a Giorgio Gaber” Con la musicista e cantante Valentina Cardinali.

L’ultima produzione Atto Nomade ha debuttato a maggio 2022: “Scomposta – variazioni per organi scordati” (regia, interpretazione, drammaturgia, scenografie, costumi, video).

Domanda retorica (forse): l’emergenza Covid quanto ha inciso sulle tue attività?

Ha inciso profondamente su tutto il settore dello spettacolo dal vivo. È stata una carneficina.

Famiglie sul lastrico, colleghi e colleghe che hanno cambiato mestiere, spazi culturali che hanno chiuso, spettacoli sospesi, contratti non pagati per “cause di forza maggiore”.

Il nostro mondo è una giungla legislativa.

Nessuno dei numerosissimi mestieri che afferiscono ai settori delle arti performative, ma anche del cinema, ha il riconoscimento giuridico.

Non poter lavorare, ricevere sussidi insufficienti, nessuna considerazione delle enormi differenze tra percorsi professionali, della gigantesca piaga del lavoro in nero, delle fasi di scrittura e prove per le quali artiste e artisti autoprodotti lavorano mesi non riconosciute come giornate lavorative.

Poco prima del Covid, assieme alla drammaturga e regista Sara Palma, abbiamo fondato la realtà Mujeres nel Teatro (www.mujeresnelteatro.it), per valorizzare la scena femminile.

Con MnT abbiamo lottato per i diritti di tutta la categoria, confrontandoci con tutte le reti di lavoratrici e lavoratori.

Abbiamo prodotto documenti, petizioni, studi di settore, manifestato, praticato flashmob e occupato per 5 giornate il Globe Theatre.

Il percorso per la tutela del nostro settore è ancora lungo, ma qualcosina inizia a muoversi.

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Al momento di cosa ti stai occupando?

Mi sto occupando della distribuzione dei progetti teatrali per la stagione estiva/autunnale, pubblico articoli sul mio blog indisciplinata.it.

Sto scrivendo 2 drammaturgie e chiudendo manoscritti da mandare all’editore, una silloge poetica e una raccolta di racconti brevi.

Assieme a Tiziana Quattrucci sto lavorando al nuovo sito marziaercolani.it.

E con Mujeres nel Teatro stiamo lavorando a un evento che è la summa del rapporto tra MnTFrancesca della Monica, considerata una delle più importanti pedagoghe della voce nel panorama mondiale.

Dal 5 al 10 luglio sbarchiamo in Puglia, a Manduria, nello spazio di Camilla e Teresa Cuparo aderenti al Circuito Viola MnT, con una esperienza laboratoriale intensiva di 5 giornate.

Parlami delle iniziative che hai in mente per i prossimi mesi

Nei prossimi mesi riprenderò il tour teatrale di Atto Nomade Teatro, i numerosi progetti MnT (alta formazione, rassegne, talkshow, circuito viola degli spazi nazionali Mnt).

Inizierò poi una docenza con gli allievi della SetSudioAcademy a Roma, condurrò numerosi stage intensivi in giro per l’Italia, metterò in prova 2 nuovi progetti teatrali.

Dulcis in fundo partirà la seconda stagione della rassegna Diciamocelo – di teatro canzone e tutto il resto al Boogie Club di Roma con la mia direzione artistica, sarà una programmazione di immensa qualità.

Questo primo anno è stato un grande successo che ha preso vita in un piccolo eccezionale club gestito da un team meraviglioso: Marco Dal Fabbro, Cristiana Piraino e Gabriele Buonasorte.

Dimmi un progetto artistico di cui vai particolarmente fiera

Gli ultimi 2 progetti teatrali di Atto Nomade sono fortemente rappresentativi della mia crescita artistica: “Scomposta – variazioni per organi scordati” e “Munne – ‘o munno differente“.

Da un punto politico culturale, il progetto Mujeres nel Teatro è una realtà che sono fiera di aver creato con Sara Palma.

C’è una cosa che un’attrice non deve mai fare e un’altra invece che va sempre fatta?

Un’attrice, un’artista in generale, non deve approcciare al lavoro con l’obiettivo di compiacere il pubblico, né di soddisfare la moda culturale del momento.

Il pubblico ha diritto di essere attivo nella sua fruizione e non di essere rassicurato senza alcuno stimolo nuovo.

Una cosa che va sempre fatta è curare il processo creativo, farsi canale, essere oneste/i sul palco.

Lasciare che sia il contenuto a essere protagonista senza “mostrarlo”, senza “spiegarlo”.

Andare in scena con generosità, rischiando, senza pelle se pure protette/i dall’impianto registico e dalla reale necessità di raccontare.

Teatri e cinema sono rimasti chiusi praticamente per tutta la durata dell’emergenza pandemica e sono stati gli ultimi luoghi culturali ad aver riaperto. La cultura è davvero “non necessaria”?

Siamo schiave e schiavi di una quantità innumerevole di prodotti che ci sembrano “necessari”.

Questa dipendenza indotta non fa che allontanarci da quelle forme di “esperienza diretta” nelle quali non si porta a casa un oggetto ma un’emozione, un sorriso, una lacrima, una visione critica.

Chi lavora con l’arte produce beni immateriali. Beni che non si afferrano ma che diventano un’eredità immensa. 

Sono tantissime le responsabilità della visione culturale “non necessaria”.

Della politica: che non deve fare cultura. È la cultura che deve fare politica: civile, emotiva, filosofica, umana.

E invece, ahinoi, non esiste settore culturale che non sia invaso dal potere politico.

Dei lavoratori e delle lavoratrici del settore: dovremmo dire no, praticare libertà creativa, destrutturare le dinamiche che ingabbiano l’onestà artistica, lottare contro la bulimia di debutti legati alla logica del mercato produttivo, dare tempo alla creazione.

Abbiamo la responsabilità di stimolare la visione critica della popolazione, nel riso e nel pianto. 

Del pubblico: invito il pubblico a ribellarsi alla passività indotta dai bombardamenti mediatici e dal mercato.

Invito alla curiosità culturale, a scoprire i luoghi in cui accadono nuove esperienze culturali.

A conoscere le artiste numerosissime e i tantissimi artisti che portano sui palchi lavori differenti, a essere artefice della propria cultura, a rischiare, a tuffarsi nello sconosciuto.

La pratica della libertà esplorativa fonda l’indipendenza di un individuo.

Mi descriveresti il lavoro artistico di Marzia Ercolani con un’immagine e con 3 parole?

Un’immagine che mi rappresenta artisticamente è l’universo: ogni progetto è un pianeta, una galassia, una costellazione. Vado in avanscoperta.

Cerco, scopro, approdo in nuovi mondi. Laggiù accolgo spettatori viaggiatori. 

3 parole? Evocazione, mistero, artigianato.

The Parallel Vision ⚭ _ Paolo Gresta)
(Foto: © Tamara Casula)

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