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#Recensione: “Terra di Rosa”, terra di vermi, terra di (in)canto

C’era una volta una bambina che amava giocare con la terra. Scavare, odorare, tuffare le mani fino ai gomiti in quegli irregolari cùmoli, mescita fra humus ed organismi vegetali e trovarvi tesori di nessun valore oppure vermi. Quella bambina si chiamava Rosa Balistreri.

Era il 21 marzo di una primavera che in Sicilia, a Licata, i suoi profumi li faceva odorare solo ai più fortunati quando Rosa Balistreri nasce rischiando la vita fin dal primo vagito. Il monologo “Terra di Rosa” di e con la meravigliosa Tiziana Francesca Vaccaro portato in scena per la prima volta a Roma lo scorso 30 maggio nel Teatro Studio Uno è uno spettacolo coraggioso così come lo fu Rosa.

terra-di-rosa-inventaria-2018-2La terra (simbologia dell’origine di ogni cosa), una valigia (metafora del viaggio incessante dentro e fuori di sé della protagonista), una sedia: ristoro, riparo e legame con gli altri. Con questi unici tre elementi scenici, “Terra di Rosa” racconta la vita della cantautrice che è stata figura decisiva del folk siciliano degli anni ’70.

Il progetto drammaturgico di Tiziana Francesca Vaccaro è il risultato di un attento studio intorno alla storia di Rosa Balistreri e che ha avuto un processo di gestazione complesso come raccontato in maniera approfondita nel sito dedicato terradirosa.it.

terra-di-rosa-inventaria-2018-1Nella trasposizione teatrale di questa accurata ricerca emergono in maniera minuziosa gli episodi più significativi della vita della cantante sicula e rispetto ad altre pièce a lei dedicate, l’elemento musicale non viene trascurato ma nemmeno sovrasta l’essenzialità dell’intensa biografia nella quale si immerge la protagonista.

Maggiore attenzione viene dedicata inoltre alla denuncia sociale che questa coraggiosa donna porta con sé rispetto alla sua terra. Cantava sin da piccola Rosa, tra un raccolto e l’altro, mentre suo padre le diceva: “smettila cu stu cantu, i fimmini non cantunu, cantunu sulu i buttani!“. Cantava, il marito la picchiava, gli uomini abusavano di lei. “Cantava e cresceva Rosa, nella sua Licata mafiosa e fascista“, così come descritto in scena.

chiesa e mafia da sempre si danno la mano

A 15 anni Rosa riceve il suo primo paio di scarpe. A 17 anni Rosa riceve la sua prima condanna non ufficiale che la allontanerà a lungo dalla felicità: un matrimonio obbligato che le strappa la dignità di femmina ma non il coraggio.

L’interessante analisi che questo spettacolo suggerisce deriva anche dal fatto che buona parte della drammaturgia è dedicata al suo arrivo a Firenze. È da lì che la donna sembra nascere di nuovo, è da lì che partiranno gli incontri più significativi della sua vita (citiamo fra i tanti Renato Guttuso, Dario Fo, Cicciu Busacca, Ignazio Buttitta) che non la allontaneranno però in maniera totale dal dolore e dalla sua terra: la perdita dell’amata sorella rimasta in Sicilia, la vita sconclusionata della sua unica figlia, il suicidio del padre e l’ennesima delusione d’amore ne sono esempio.

terra-di-rosa-inventaria-2018-3Zero effetti speciali, zero manierismi vocali: tutta la passione e la rabbia di Rosa Balistreri rivivono nella performance di Tiziana che commuove e fa sorridere in un gioco di emozioni contrastanti che riesce a tenere in perfetto equilibrio per l’intera durata dello spettacolo, che vanta la collaborazione di Andrea Balsamo alle musiche e di Giovanni Tuzza come aiuto regia. Tutto in una stanza è la realizzazione scenica che sintetizza magistralmente il senso claustrofobico che deve aver provato lei, donna che della libertà era un usignolo costretto in gabbia.

I vermi si rigenerano, si spezzano e si ricostruiscono infinite volte. Si apre e si chiude con questa considerazione “Terra di Rosa”. Ci sono i vermi che strisciano perché sono infami i loro gesti e la denuncia nei confronti di Riina e Provenzano arriva forte e senza giri di parole. Così come l’infamia della mafia che seppellirà uomini come Falcone e Borsellino ma anche nemici della Sicilia che la stessa Rosa non ha paura di denunciare. I vermi, però, sono nello stesso tempo esseri che sanno adattarsi alla vita, che a sua volta si può spezzare ma anche ricostruire infinite volte.

Inventaria-2018Terra di Rosa”, in gara per la sezione monologhi del Festival Inventaria 2018 e che forse diverrà anche una graphic novel con le illustrazioni di Elena Mistrello, non è la storia di tutte le donne. È la storia di quelle che lottano per costruire un domani migliore, fra collera e perdono, fra lacrime e speranze.

The Parallel Vision ⚭ _ Raffaella Ceres)

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