L’immaginazione sorvola lieve il cielo estivo del Silvano Toti Globe Theatre mentre parole importanti si stagliano orgogliose sul palco elisabettiano nel cuore di Roma: l’“Enrico V” di Daniele Pecci sarà in scena fino al 6 agosto per un viaggio intorno al tempo e alla storia senza precedenti.
Dopo avervi raccontato “Troppu trafficu ppi nenti” qualche giorno fa, con l’“Enrico V” va maggiormente delineandosi il cartellone della stagione 2017 del Silvano Toti Globe Theatre. Una programmazione particolarmente attenta all’analisi del testo, esercizio al quale viene implicitamente invitato il pubblico ad ogni spettacolo proposto per questa intensa estate.
“Enrico V”, che ha debuttato lo scorso 21 luglio, rappresenta una scommessa drammaturgica complessa e coraggiosa e, per questi due elementi, valevole di essere osservata attentamente. Questo testo, fino ad ora mai rappresentato sul palco del teatro incantato di Villa Borghese è profondamente immerso nella scenografia naturale del Globe.
Il dramma storico narrato da Shakespeare è scarno, non prevede artifici scenografici. Richiede pura capacità di attenzione, sintesi, quasi nudità di elementi. Così come si presenta la struttura essenziale del Globe Theatre.
La scelta registica appare volutamente scarna, a tratti persino provocatoria nel suo essere marginale. Movimenti scenici quasi impercettibili costringono lo spettatore a ricercare esattamente nel testo le gesta narrate dei sovrani di Francia e di Inghilterra.
Musiche e luci vengono ridefinite come discrete compagne di viaggio per una drammaturgia che chiede loro di sussurrare contorni quasi senza far rumore, eccezion fatta per il gioco di ombre che accompagna il fragore della battaglia decisiva.
“Un cuore onesto è come il sole, non cambia mai”
“Enrico V” venne scritto e rappresentato nel 1599 e con esso si potè considerare concluso il ciclo dei drammi storici di Shakespeare. Molti di questi si svolgono nel XV secolo, l’epoca in cui l’antica nobiltà feudale si autodistruggeva in una sanguinosa guerra di successione. Shakespeare rappresenta questo momento complesso mettendo in scena la vita e le imprese di alcuni sovrani.
A Daniele Pecci va il plauso di aver compiuto lo sforzo di rendere fruibile un’opera che racchiude una bellezza estremamente complessa supportato da una compagnia talentuosa ed eterogenea.
I cori di questo dramma rappresentano didatticamente un importante motivo d’interesse, in quanto in essi si trovano alcune significative dichiarazioni di poetica teatrale, valevoli per tutta l’opera di Shakespeare. Come può la finzione scenica rappresentare la realtà? Shakespeare rifiuta il falso realismo delle tre regole aristoteliche – unità di tempo, di luogo, di azione – e chiede direttamente alla fantasia dello spettatore di collaborare alla creazione dell’opera.
La bravura e l’eleganza di Carlo Valli sono un valore aggiunto al coro presentato in questo particolare adattamento ed egli, come un moderno cantastorie, ci conduce all’interno dei quadri narrati con una maestria senza eguali.
Una lotta fra l’onestà ed il coraggio, fra la crudezza dei fatti ed il crudele destino. Un’eterna giostra fra piccole colpe dettate dall’ubriachezza e grandi colpe istruite dall’ingordigia. Scegliere di immergersi nell’”Enrico V“ è regalarsi la possibilità di leggere una storia lontana drammaticamente contemporanea.
(© The Parallel Vision ⚭ _ Raffaella Ceres)
(Foto: © Silvano Toti Globe Theatre)