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Intervista: Tommaso Arati e l’album “La fine della festa”

Intervista: Tommaso Arati e il nuovo album “La fine della festa”

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Tommaso Arati

Uscito a novembre 2022, “La fine della festa” è il primo album da solista di Tommaso Arati Di Maida.

Il cantautore, dopo l’esperienza Augenblitz in coppia con Francesco Filippo Barabba, rilascia dunque questo primo lavoro individuale prodotto da Massimo Giangrande e Andrea Biagioli.

Un disco che parla di scadenze, di fallimenti, di successi e di motivazioni.

E di quanto la musica sia stata per lui una salvezza.


Quando sei felice, Tommaso?

Quando sto con le persone a cui voglio bene”.

Così si apre questa chiacchierata/intervista, e, come vedremo, così si chiuderà, perché è uno dei grandi argomenti della poetica di Tommaso Arati

Classe ’93, cantautore, da poco ha aperto un laboratorio teatrale.

L’occasione è una cena fra 4 amici: Io, Tommaso, Francesco Chini e Chiara Virzi.

Chiara è il nuovo acquisto de Le Teorie di Copernico, di cui Francesco è la personificazione.

Non sono qui insieme per caso: il 26 aprile divideranno il palco con Renz al Caffè Letterario per Expo Live Eventi.

La fine della festa”, uscito a novembre 2022, è ufficialmente il primo album solista di Tommaso, progetto nato dopo aver sventato il rischio di non voler continuare.

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E cos’ha innescato invece la scintilla del disco?

L’aver conosciuto delle persone di cui mi sono fidato”.

E poi, parlando del fatto che tutti, da ragazzi, sognano di avere in qualche modo successo, aggiunge: 

Il fallimento arriva prima del fallimento stesso, se tu non fai qualcosa. Quindi fare il disco significava comunque avere successo, è stato un atto d’amore nei miei confronti“.

Quindi chi fa qualcosa ha comunque più successo/è più felice di chi non fa qualcosa?

Il punto non è fare o non fare qualcosa, ma il motivo che ti dai. Se ti dici che vuoi smettere di fare una cosa ma poi in realtà ti interessa, allora è lì il fallimento”.

Una delle canzoni più importanti, personali e struggenti contenuta nell’album è sicuramente “Beata te“.

Hai voglia di parlarcene? 

e lui, disarmante come sa essere, risponde:

È semplicemente la risposta che potevo avere al lutto di mia madre”.

Gli piace ricordarne il verso finale “felice non è chi fa luce ma chi riesce a rifletterla”, inaspettato lascito di un sogno visionario notturno.

È stata scritta durante il primo lockdown, frutto di ciò che avevo accumulato nell’anno e mezzo precedente”.

Poi ci fa notare, orgoglioso, di quanto la parte musicale sia apparentemente in contrasto con il sentimento della canzone.

Nel tentativo di farne un atto anche celebrativo (tentativo riuscito, ndr). 

La musica è stata una salvezza”, racconta.

Sono nato in una casa piena di musica e sono comunque cresciuto con MTV, ma sicuramente Battisti è quello che mi ha segnato di più, insieme a Niccolò Fabi”.

Ascoltando il suo disco sono infatti chiare le influenze del cantautorato italiano degli anni ’70/’80.

Poi Francesco chiede:

Se Battisti ascoltasse il tuo disco, cosa gli piacerebbe e cosa no?

Potrebbe avere qualcosa da ridire sui testi, forse un po’ criptici, mentre gli piacerebbe la sonorità e il rispetto dei brani”.

Va particolarmente fiero del lavoro produzione che è stato fatto, grazie ai suoi produttori Massimo Giangrande e Andrea Biagioli.

Li hai scritti? Ci tengo tantissimo che vengano citati“.

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Parliamo di un’altra canzone, “La mia aspettativa”: cosa rispondiamo alla narrazione che vuole che solo rinunciando alle aspettative si possa essere felici?

Per me le aspettative sono delle trappole, perché poi quando ti fermi?“.

La narrazione contrasta quella che è la realtà, perché abbiamo un tempo limitato“.

E poi: la mia aspettativa è la mia o è quella imposta da qualcun altro?“.

Bisogna chiedersi se quello che abbiamo ci basta per stare bene“.

Accontentarsi non è sempre sinonimo di sconfitta“.

Non accontentarsi non è sempre sinonimo di successo“.

Si tratta di accettare che ci sono cose che finiscono. Altre che iniziano“.

E che tutto ha un suo tempo”.

Alla fine di questo pezzo parli dell’importanza di costruirsi un obiettivo. Qual è il tuo?

In questo momento è sicuramente la costruzione dell’amor proprio“.

E di una vita casalinga, una famiglia, sì: a me piace questa idea, come quella di accoglienza dentro la propria casa“.

La fine della festa” è anche il titolo di una delle tracce che contiene il disco.

L’uscita è stata anticipata da diversi video in cui Tommaso chiedeva ai suoi amici cosa fosse per loro la fine della festa. 

Ma invece per te cos’è?

C’è una scena del film ‘La famiglia‘ di Ettore Scola in cui Stefania Sandrelli dice al marito, interpretato da Vittorio Gassman, che il momento più bello delle feste è quando si resta soli a parlare“.

Ed è racchiuso tutto lì. In quello stare insieme e farsi compagnia“.

Insomma, è il tentativo di non finirla la festa, ma non puoi farlo da solo“.

La cena finisce tardissimo, la mattina dopo gli mando un messaggio

ma alla fine di cosa parla questo album?

Forse l’album parla delle scadenze. E della possibilità di poterle celebrare insieme ad altri“.

The Parallel Vision ⚭ _ Valentina Dispari)

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