Intervista: Giorgia Fabiani, il “cucciolo da guerra” nei teatri italiani

Talentuosa attrice romana classe 1997, Giorgia Fabiani calca i palchi dei teatri italiani da circa 8 anni.
Dopo la recente esperienza al Teatro Trastevere in “Panni Sporchi“, Giorgia gira l’Italia con “Memorie dal Sottosuolo” di Dostoevskij.
Mentre partecipa a produzioni di varia natura presso il Teatro San Leonardo di Viterbo, comprese matinée per bambini come “Il Principe Felice” o “La Bella e la Bestia”.
Ma non fatevi ingannare dall’età o dall’aspetto dolce e sorridente: “Il mio regista mi chiama ‘cucciolo da guerra’ perché dice che sembro innocua e dolce ma che poi nel lavoro sorprendo per la mia forza…“.
Mi racconti da dove nasce la storia artistica di Giorgia?
La vita artistica di Giorgia nasce nel salotto di casa.
Ho sempre studiato canto e danza fin da bambina e quando i miei invitavano ospiti a casa io li intrattenevo allestendo i miei spettacoli e coinvolgendo tutte le mie bambole.
Poi un giorno mia mamma mi porta a vedere un “Romeo e Giulietta” e ricordo di essere uscita da teatro dicendo: “Io da grande voglio fare questo”.
Inizio quindi a frequentare corsi di recitazione per poi diplomarmi come attrice presso la Golden Academy del Teatro Golden.
Successivamente anche presso l’Accademia del Musical di Castrocaro.
Oggi questo è il mio lavoro e mi piacerebbe poter dire a quella bimba che cantava e recitava sul divano di casa che è un mestiere difficile.
Non tutti infatti la apprezzeranno come facevano le sue bambole.
Ma è bello tanto quanto i sogni che faceva e anche di più!
Da quanti anni fai questo lavoro? E da allora com’è cambiato il tuo modo di intraprendere iniziative artistiche?
Sono 8 anni che lavoro in ambito teatrale.
All’inizio cerchi di masticare il più possibile e prendere tutto ciò che passa, spesso accompagnando un lavoro molto poco retribuito con la frase: “Dai, fa curriculum!”.
Con il tempo ho imparato a capire cosa mi piace, intraprendendo lavori sempre più professionali e mirati.
Domanda retorica (forse): l’emergenza Covid quanto ha inciso sulla tua attività?
Durante la pandemia, dopo aver affrontato il primo momento di crisi, mi sono iscritta all’Università.
Ad oggi frequento il terzo anno del corso di Laurea in Lingue. Mi sono sentita di tenere una minuscola porticina aperta.
Alcuni progetti che stavo seguendo, ovviamente, sono saltati con la chiusura dei teatri e dei set.
In realtà ho passato il periodo del lockdown a studiare e a migliorarmi il più possibile.
È stato come se mi fossi data la carica per tutta la fase in cui siamo stati chiusi in casa.
Per poi scattare come una molla all’apertura con ancora più “fame” di arte di quanta ne avessi prima.
Al momento di cosa ti stai occupando?
Viaggio per l’Italia con la tournée dello spettacolo “Memorie dal Sottosuolo” di Fëdor Dostoevskij con regia e adattamento di Nicholas Gallo.
Presso il Teatro San Leonardo di Viterbo sono in scena con numerose produzioni teatrali.
Queste comprendono matinée per bambini come “Il Principe Felice” o “La Bella e la Bestia”.
Oppure spettacoli come “Le(In)Amabili”, tratto dal libro di Sheyla Bobba con regia e adattamento di Simone Precoma e prodotto dallo stesso Teatro San Leonardo.
Questo teatro è per me molto importante in quanto è stato il luogo in cui ho ricominciato a lavorare una volta terminata l’emergenza pandemica.
Tra un viaggio in treno e una pausa in camerino, cerco di studiare per dare gli ultimi esami all’Università.

Parlami delle iniziative che hai in mente per i prossimi mesi
Per i prossimi mesi continuerò a concentrarmi sul portare a termine i progetti in corso e a trovarne di nuovi.
Continuerò anche a studiare perché, sembrerò banale, ma è vero che non si smette mai di imparare.
Dimmi un progetto artistico di cui vai particolarmente fiera
Mi affeziono facilmente ai personaggi che interpreto e ai progetti che mi coinvolgono. Ci metto sempre tanto di me e per questo mi rimangono tutti nel cuore.
Se dovessi sceglierne uno forse direi lo spettacolo di cui sono stata co-autrice, co-produttrice e attrice “T.R.E.N.T.A. Volte Buonanotte”.
Spettacolo che nasce da una collaborazione con il cantautore Simone Gamberi.
Questo progetto è nato poco prima della pandemia e, come tanti altri, è stato forzatamente messo in pausa.
Ma è riuscito ad andare in scena, in tournée e nel 2020 è primo classificato al concorso nazionale “Je So Pazz”, Premio Pino Daniele.
C’è una cosa che un’attrice non deve mai fare e un’altra invece che va sempre fatta?
Personalmente ritengo che non esistono cose che vanno o non vanno fatte.
Siamo tutti estremamente diversi e credo sia molto importante conoscersi, come artisti e come persone, per capire come agire al meglio nelle diverse situazioni, sul palco e non.
Trovo fondamentale essere curiosi e avere voglia di imparare sempre quel qualcosa in più che possa fare la differenza in un mondo in cui emergere è particolarmente difficile.
Teatri e cinema sono rimasti chiusi praticamente per tutta la durata dell’emergenza pandemica e sono stati gli ultimi luoghi culturali ad aver riaperto. La cultura è davvero “non necessaria”?
L’altra sera ero a cena con la mia famiglia e mia nonna ha cucinato il mio piatto preferito.
Ero talmente presa dal sapore di quel piatto e di quel momento che ho detto, con la bocca ancora piena: “Ma come fanno a vivere le persone che non lo conoscono?”.
La cultura, per definizione, è l’insieme delle nozioni apprese da uno studio che vengono rielaborate tramite un personale pensiero.
A mio parere è questo il motivo per cui è necessaria: stimola le persone a pensare e a creare una propria personalità.
Ma tanto, come per il piatto di mia nonna, qualcuno una volta ha detto che non ti può mancare qualcosa che non conosci.

Mi descriveresti il lavoro artistico di Giorgia Fabiani con un’immagine e con 3 parole?
Se penso al mio lavoro penso alla mutevolezza e alla bellezza delle sue 1000 forme a volte delicate, morbide e rassicuranti, altre volte spigolose, forti e intriganti.
In 3 parole il mio regista mi chiama “cucciolo da guerra” perché dice che sembro innocua e dolce ma che poi nel lavoro sorprendo per la mia forza.
(© The Parallel Vision ⚭ _ Paolo Gresta)