Cultura Musica

Giusto in tempo per il Rock: 29 ottobre 1971, Eat a peach!

Giusto in tempo per il Rock: 29 ottobre 1971, “Eat a peach!”

giusto-in-tempo-per-il-rock-orologio

In America c’è un Sud che ha fatto per secoli di una croce blu a stelle bianche su sfondo rosso la sua unica bandiera. 

Unico, controverso, ripudiato e poi ripreso, questo vessillo è partito coi venti in poppa dalla Guerra di secessione americana.

Per approdare con le benevole folate musicali su una delle rock band più straordinarie al mondo: The Allman Brothers Band.

Gli anni ’70 non furono di certo il panorama più docile per il rock che cercava a stento di sopravvivere e di reinventarsi, tra nuove soluzioni sgarbatamente punk e manierismi di livello.

Senza tradire l’anima che sembrava di possedere ancora. 

The Allman Brothers Band © web

In cerca di libertà e identità

Contemporaneamente gli Stati del Sud erano stracolmi di contrasti e lottavano a campare tra discriminazioni e movimenti giovanili, in cerca chi di libertà e chi di identità.

Nel frastuono degli slogan e delle pantomime umane e politiche, un ragazzo con la chitarra di nome Duane Allman aveva già dimostrato, in studio, poco più che ventenne la sua eccezionalità.

E Phil Walden, che non era l’ultimo arrivato, l’aveva annusato da lontano.

Un chitarrista bianchiccio, pallido, fisicamente sciapido, mentre la musica scatenata dai colossi neri s’inferociva contro il mondo, cosa avrebbe mai potuto raccontare di nuovo?” si domandò.

Ma Walden, che era stato accompagnatore di Wilson Pickett e di Aretha Franklin, non poteva sbagliare.

In questo ragazzo, lo sapeva bene, si masticava dolce blues, un country rockeggiante, un mix di Cream e di Grateful Dead.

Nella psichedelia della controcultura di certo gipsy al quale apparteneva per nascita. 

Il “suono del Sud”

Alla chiamata di Walden risposero in coro, insieme a Duane, suo fratello Gregg tastierista e cantante, il chitarrista Dickey Betts, il bassista Berry Oakley e il batterista Butch Trucks.

Ma la band si opponeva in modo franco alla vita sdoganata da quelle rockstar californiane, alla posa da fotomodelli, alle scene tutta luce e frigidità.

Il loro claim sgorgò come Venere dalle acque: il “Suono del Sud“.

E così gli Allman diventarono la musica di quei luoghi che nessuno si ricordava più di possedere, che erano sempre stati un po’ bistrattati dalla comunità musicale mondiale.

Coi live tenuti a debita distanza, quel rock troppo snob per prendere in considerazione paesani sudaticci e instancabili consumatori di birra e salsicce. 

Gli Allman furono la Lega della musica del Sud, ma non per questo furono meno rock di altre rivelazioni.

Ogni loro canzone riuscì a cogliere le schegge di un Sud frammentato non solo nei racconti e nelle trasposizioni narrative.

Ma soprattuto grazie alle onde che 2 chitarre, 2 batterie e una tastiera come quelle riuscirono a dirottare in pezzi destinati a diventare leggende della musica: “In Memory of Elizabeth Reed” e “Whipping Post“. 

Come ogni storia, che sia lieta o no, anche questa ha una fine e la sua arrivò troppo presto.

Il 29 ottobre 1971, durante una gita in moto a Macon, Duane rimase ucciso da uno scontro contro un camion che trasportava pesche.

Per ricordarlo, i suoi compagni gli dedicarono un doppio live intitolato sardonicamente “Eat a peach“, ossia “Mangia una pesca”. 

The Parallel Vision ⚭ _ Elisa Mauro)

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: