È stato in scena fino a pochi giorni fa al Teatro India, per la prima volta in Italia, “Jukebox_Roma”, progetto artistico dell’Encyclopédie de la parole che vede Monica Demuru nei panni di un vero e proprio jukebox umano: il pubblico in sala ha a disposizione un elenco, un menu da cui sceglier cosa ascoltare a richiesta.
Che cos’è “Jukebox_Roma”? Si tratta di una serie di conversazioni e suoni, registrate fra Roma, Prato e Cagliari, che vengono collezionate, classificate, trascritte e ri-create durante la performance, con il supporto tecnico di Francesco Alberici e la regia di Joris Lacost, mentre la direzione artistica è affidata a Elise Simonet.
“Se abito a Roma, Prato o Cagliari, quali sono le parole che mi attraversano dalla mattina alla sera?
A casa, a scuola, a lavoro, sui mezzi pubblici, al telefono, in televisione, alla radio, su internet, al teatro, al cinema, sulla strada, al mercato”
È questa la domanda che si pone e a cui intende rispondere l’Encyclopédie de la parole, prestando attenzione a quello che si dice e a come lo si dice, per riprodurre le singolarità delle parole provenienti dai diversi contesti geografici selezionati.
Ed è così che attraverso una scenografia essenziale (sedia, leggìo e asta con microfono) va in scena quello che è a tutti gli effetti uno studio, un solo site-specific di documenti sonori raccolti per le strade di 3 città diverse, regalando al pubblico ogni sera uno spettacolo nuovo, dove è lo spettatore stesso a poter richiedere cosa ascoltare.
Come è inevitabile che sia si tratta di stralci di dialoghi che vanno a toccare i più disparati aspetti di ciò che ci circonda. Come durante la serata della “prima”, martedì 3 marzo, in cui si è parlato di spettacolo e sport con “Questa sabbia di Cannes”, discorso di ringraziamento per il premio all’interpretazione maschile al Festival di Cannes 2018 di un emozionatissimo Marcello Fonte e “C’avete fame?”, il discorso di addio di Francesco Totti alla Roma.
Lo spettacolo è continuato con “Una donna molto bugiarda”, esilarante telefonata con l’Agenzia delle Entrate, “Non piangete più”, la chiamata a una veggente su Teleregione Toscana e “La sua telefonata è importante per noi”, interminabile attesa di un servizio clienti telefonico.
Non mancano politica e attualità con “Le spade di Chesterton”, grottesco stralcio di un comizio tenuto al Family Day del 2016, “Ministro mi guardi”, l’intervento di una rappresentante civile di fronte al Ministro del Lavoro in merito alle promesse non mantenute sulla riduzione delle emissioni nocive all’Ilva di Taranto e “Quando l’umanità è un problema”, discorso in memoria di un bracciante agricolo.
Ma soprattutto ciò che chiunque può ascoltare anche solo semplicemente passeggiando per le strade della propria città come “Che belle patate”, il richiamo di una venditrice di vestiti al mercato, “Si rizzano”, improbabile conversazione fra una parrucchiera e la sua cliente e “Abbidobbu didolvu bubbu”, la lallazione di un infante, con cui l’instancabile Monica Demuru chiude la pièce fra l’entusiasmo del pubblico che può liberarsi in un applauso lungo e meritato, trattenuto fino a quel momento per far sì che nei 45 minuti previsti si potessero ascoltare quanti più stralci sonori possibili.
Francesco Alberici ha seguito per “Jukebox_Roma” la drammaturgia e il coordinamento dei raccoglitori del progetto, oltre alla raccolta dei documenti con la protagonista Monica Demuru, Joris Lacoste ed Elise Simonet e la collaborazione di Matteo Angius, Maddalena De Carolis, Riccardo Fazi, Federico Paino e Giorgia Vignola per i documenti della città di Roma. Tommaso Carovani, Lorenza Guerrini, Andrea Livi e Veronica Tinnirello si sono invece occupati dei contributi da Prato e Sophy Benar, Elisa Comparetti, Andrea Melis e Claudio Mura per quelli da Cagliari.
(© The Parallel Vision ⚭ _ Valentina Dispari)