ROBERTO BOLAÑO – UNA STELLA DISTANTE
Circa due anni fa o forse poco più, un mio amico che da tempo vive a Southampton in Inghilterra mi scrisse dicendomi che avrei dovuto assolutamente leggere un libro, che in quel libro mi aveva trovato o anzi mi aveva intravisto in uno dei personaggi di esso.
“I DETECTIVE SELVAGGI” è il libro in questione e Roberto Bolaño è lo scrittore del quale proverò a parlare.
Nella prefazione del libro lo stesso Bolaño afferma che se non fosse divenuto uno scrittore, avrebbe voluto essere un detective privato e che quasi sicuramente sarebbe morto giovanissimo. A modo suo lo era stato davvero: aveva inseguito di nascosto città e amori, aveva intravisto la fortuna generazionale della rivoluzione cilena, aveva urlato per Città del Messico, aveva pianto per Barcellona. Possiamo dire che Bolaño è stato tutto tranne che uno scrittore. Ha lavorato come guardiano notturno in un campeggio catalano o come commesso in una bigiotteria sulla rambla, è stato marito, padre e figlio per tutta la vita.
Diceva che fare lo scrittore non poteva essere definita una vera e propria professione. Lui aveva bisogno, per scrivere, di giornate interminabili, di birre nei bar del Raval, dei viaggi in Sud America e in Africa, lui per scrivere aveva addirittura bisogno di non dover scrivere. […]
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