“Principesse e Sfumature”, la recensione dal Roma Fringe Festival 2016
Non è tanto il fatto che “50 Sfumature di Grigio” sia uno dei libri più letti della storia accanto a Bibbia, Corano, “Il Piccolo Principe“, “Il Giovane Holden” e via dicendo.
È che Chiara Becchimanzi (Compagnia ValdradaTeatro) non ha proprio digerito i “mugugno”, “gemo”, “il sangue mi ribolle nelle vene”, “una sensazione deliziosa“, “gli ansimo in bocca” (!!!) e tutte le 548 pagine di agghiaccianti idiozie di cui è condito il romanzo della James.






E quale modo migliore di prendere a pretesto la più grande sciocchezza editoriale dell’universo per parlare di “Principesse e Sfumature – Lei, Lui & Noialtre“, il geniale spettacolo proposto da Chiara al Fringe Festival di Roma?
La buona notizia è che domani sera verrà anche replicato, stavolta sul palco A, quello principale, di Villa Ada.
Il testo messo in scena ieri sera (e anche il 26 agosto) è stato una vera rivelazione.
A partire dalla bravissima protagonista, unica attrice sul palco nonché regista e autrice, in grado di raccontare con le parole e col proprio corpo i luoghi comuni legati a donne, uomini, sesso, pregiudizi, imposizioni sociali latenti, desideri repressi eppure vivissimi, aspettative che quasi mai si realizzano.






Chiara costruisce un castello di parole taglienti, buffe, accuratamente pesate, giocando con l’italiano e col dialetto romano, mescolando immagini sacre e profane, passando dai racconti dell’infanzia alla prima volta, le insicurezze, le diverse umanità che ci troviamo a vivere nel frullatore dei nostri giorni.
E in cima a quel castello, sulla sua torre, c’è la principessa da far salvare al cavaliere senza macchia.
O forse no. Forse sarà una guerriera coraggiosa a portare al sicuro il suo amato, spada in mano e urlo lancinante in gola, a sovvertire l’idea stessa di fiaba che si racconta da secoli.






Alla fine è questo che “Principesse e Sfumature” ti lascia: imparare il coraggio.
Ad esempio di dare un nome alle cose, magari prendere da parte Anastasia Steele e farle smettere di dire “lì” per parlare della sua vagina, per dire.
Ecco, mentre il pubblico lacrimava dalle risate, il messaggio dello spettacolo era al tempo stesso intelligente, lucido, potente e si faceva sempre più profondo e chiaro.
Io vi consiglio di non lasciarvelo sfuggire, domani sera. Comincia alle 22.15.
Come dove? “lì“, no?
(© The Parallel Vision ⚭ _ Paolo Gresta)