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Mostre Roma, recensione: Ipotesi Metaverso, Palazzo Cipolla

Mostre a Roma, recensione: “Ipotesi Metaverso” a Palazzo Cipolla

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(Foto: © Silvia Torrioli)

La stazione della metro Spagna era ormai lontana.

Camminando con difficoltà tra orde di turisti incellofanati e immense piscine create dal nubifragio del 14 giugno vedo l’ingresso di Palazzo Cipolla, meta ultima della mia spedizione.

Il luogo era stranamente calmo e io, sola in uno spazio con pochi suoni, mi apprestavo a entrare nelle sale di “Ipotesi Metaverso”.

La mostra è un’immersione sensoriale ideata dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele e curata da Gabriele Simongini e Serena Tabacchi.

“Metaverso”: un breve excursus linguistico

Le sale non ricordavano nessuno dei luoghi di cui avessi letto o sentito.

Erano semplicemente una messa in scena del concetto che la mostra vuole esplorare, ovvero il metaverso.

L’esposizione si apre proprio con delle considerazioni sul termine “metaverso“.

Soprattutto sulle sue prime occorrenze in lingua inglese e italiana nel romanzo di fantascienza post-cyberpunk “Snow Crash” del 1992 e nella sua traduzione italiana del 1995.

Per lo scrittore Neal Stephenson, il metaverso potrebbe essere considerato come un vasto incantesimo tecnologico in cui:

non ci sono leggi fisiche di cui preoccuparsi, niente limiti di accelerazione, niente attrito dell’aria”.

Se la parola macedonia modellata sull’inglese “Metaverse” compare nel 1992, è proprio nel 2021 che il sostantivo subisce un rilancio e una grande diffusione anche al di fuori della letteratura di fantascienza.

È infatti l’anno in cui Mark Zuckerberg annuncia il cambio di nome della sua azienda in Meta

Mostre a Roma: “Ipotesi Metaverso” a Palazzo Cipolla

La mostra “Ipotesi Metaverso” però vuole andare oltre la definizione del concetto in sé.

Per quanto ancora nebuloso e soggetto a interpretazioni, il termine si presta a infinite riflessioni sul processo della creazione dell’opera d’arte.

Processo che con il nuovo che avanza non si rifugia nella ricerca di artisti classici e universalmente riconosciuti ma dialoga con la tradizione e con il mondo digitale e l’apporto delle nuove tecnologie.

Il processo di creazione coniuga così la tradizione con il nuovo che incalza. 

Ecco che allora le prospettive vertiginose delle “Carceri d’Invenzione” di Giovanni Battista Piranesi si trasformano in un film 3D grazie al lavoro di Gregoire Dupond e alle musiche di Teho Teardo.

Qui il secolo XVIII dialoga con il XXI attraverso un’esperienza immersiva in cui lo spettatore riesce a entrare nelle architetture illusionistiche di Piranesi.

Il senso di angoscia e di soffocamento che ne deriva è accentuato dalla mancanza di confini che mettono in crisi le certezze dello spazio euclideo e dalla molteplicità dei punti di vista.

La sensazione di “terribile bellezza” è esacerbata da una musica strumentale dolce ma allo stesso tempo angosciante. 

Tuttavia, Piranesi non è l’unico grande artista a essere scomodato.

Reinventandone l’eredità, Mauritis Cornelis Escher realizza il “Planetoide Tetraedrico” e propone una rappresentazione dello spazio molto complessa.

Qui un nuovo corpo celeste costituito da 2 piramidi che si oppongono alla base si presenta completamente antropizzato e impossibile in un vero e proprio incontro di arte, matematica, scienza, fisica e design.

Lo stesso Escher una volta a Roma aveva ammirato i capolavori di Andrea Pozzo nella Chiesa di Sant’Ignazio.

Un progetto che gioca con la prospettiva che crea una finta architettura attraverso la pittura.

Uno spazio immaginario illusionistico, capolavoro di architettura virtuale.  

Fabio Giampietro e Paolo di Giacomo ci portano invece a camminare negli spazi urbani trasformandoli in spazi onirici e senza tempo.

L’installazione “Aiora: Floating Tales” richiama le feste di carattere dionisiaco dedicate al gioco dell’altalena.

In questo dialogo tra passato e presente il visitatore è invitato a dondolarsi ma il suo scopo non è quello di placare l’ira degli dèi.

Piuttosto quello di ripensare la realtà che ci circonda in relazione alla complessità del funzionamento della mente umana.

Ecco che i movimenti del visitatore si riproducono nel paesaggio urbano fatto di grattacieli torreggianti e maggiore è la velocità e più imponenti si faranno questi ultimi.

La mostra, infine, propone una esperienza in VR e ci illustra come questa possa essere strumento di miglioramento di spazi urbani poco attraenti.

In particolare, Regenesis di Krista Kim propone un progetto di edilizia popolare chiamato Mott Haven nel south Bronx, USA.

Qui gli edifici vengono trasformati in opere d’arte utilizzando disegni meditativi Zen.

Grazie al simulatore di realtà virtuale, il visitatore viene introdotto in questi spazi avveniristici e senza tempo, invitato a uscire dal metaverso della mostra e a entrare nel metaverso di “Regenesis“.

Potrei continuare questo viaggio su carta per molte altre pagine.

Ma mi fermo qui e vi invito a esplorare questo mondo in cui potrete incontrare molte altre sorprese.

Come l’opera in bronzo di BoccioniForme Uniche nella continuità dello spazio“, la cui figura può essere definita come una sorta di avatar o cyborg ante-litteram.

Oppure l’opera del pittore veggente Giorgio de ChiricoPiazza d’Italia con Arianna in un caleidoscopio di “infiniti mondi particolari simili alla Terra”, per dirla con Giordano Bruno.

Informazioni

  • Ipotesi Metaverso
  • Palazzo Cipolla – Via del Corso 320
  • Fino al 23 luglio 2023
  • Aperta da martedì a domenica in orario 10-20
  • Ingresso: 13 euro
  • Info: www.fondazioneterzopilastrointernazionale.it – Tel: +39 06-9837051

The Parallel Vision ⚭ _ Silvia Torrioli)
(Foto: © Silvia Torrioli)

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