L’ammazzacaffè: Gli Alunni del Sole, la storia e i capolavori della band

C’è una parte di storia della musica italiana che viene tramandata alle nuove generazioni distrattamente, senza scopo.
Come quando si è impegnati a fare altro di apparentemente più importante.
Federico conosce questa storia, che batte la linfa tra la mitologia e la realtà, perché ne ha viste tante in vita sua.
È stato per 30 anni bidello in un liceo.
Poi, dopo essere stato cacciato, diventa maestro di strada per molti nuovi “alunni” trovati per caso.
Come un barbiere, un fruttivendolo, un prete, il fattorino e il ciabattino.
“Gli Alunni del Sole” tra musica e letteratura
La cosa che li tiene desti ad ascoltare le lezioni di Federico è il dì trapuntato come un dipinto tra i vicoli e i muretti sgangherati di una Napoli degli anni ’50.
Giuseppe Marotta ha voluto raccontare una storia così, nel suo meraviglioso romanzo “Gli Alunni del Sole“.
E 4, anzi, 5 musicisti alla fine degli anni ’60 prendono questo nome per renderlo una delle band più sottostimate di tutta la storia della musica rock popolare italiana.
Paolo e Bruno Morelli nascono in una famiglia che di musica ne sa quanto Colombo delle Americhe.
Il padre è violinista e paroliere e la madre Maria – come la più importante – è pianista. Roma è presto casa.
E i fratelli incontrano subito un giovane batterista, Giulio Leofrigio, un bassista di nome Giampaolo Borra e un sassofonista di nome Antonio Rapicavoli.
Messi al corrente del progetto musicale che intendono realizzare decidono di farne parte.
Antonio partirà presto per altri lidi non riconoscendosi nella band identity che del romanzo di Marotta non ha solo il nome.
Ma anche i contrasti vaporosi di pagine che ospitano allo stesso tempo linguaggi popolari e aulici.
Per farla breve nascono Gli Alunni del Sole.
Molti ne sono certi: sarà un successo che parla con musica raffinata di cose di un mondo fatto a spicchi.
Lì dove le lingue e i dialetti si integrano, di quelle culture giovanili cristallizzate in quell’unica ideologia non-giudicante: l’amore.
E l’amore per Gli Alunni del Sole è volano di parecchie vittorie discografiche, ma troppo brevi come i venti freschi d’agosto.
I capolavori della band
I capolavori si moltiplicano.
A partire da “Ombre di luci, Isa… Isabella“, “‘A canzuncella“, tutto l’album “Tarantè“, di cui la bellissima “Giocattolo“, amata e ricreata anche da Plàcido Domingo.
E poi “Dove era lei a quell’ora” e il precedente album “Liù” del 1978, il successivo “Cantilena“, del 1980.
Tutti lavori in cui il rock progressivo così potente di quell’epoca riesce a camminare come un equilibrista sui fili della storie che la band è in grado di raccontare come nessuno.
Dall’uomo accusato di essere un omicida all’amore per la donna amata.
Con il nuovo tastierista Enrico Olivieri nascono 2 nuovi concept album: “Carezze” e “Quando si è soli come me“.
“Di canzone in canzone” del ’92 celebra poi la reunion della band.
I fratelli rientrano e dopo 4 anni di allontanamento pubblicano una bellissima raccolta intitolata “L’amore non finirà“.
È del 2006 l’uscita del doppio CD “E risalire il tempo“.
Il 2013 è invece l’anno celebrativo dei 45 anni di vita degli Alunni del Sole, lo stesso anno in cui morirà anche Paolo Morelli, stroncato da un infarto.
Il Sole al tramonto
Da lì per gli Alunni del Sole cala il tramonto.
Quei capolavori in musica diventano macchiette che s’improvvisano di tanto in tanto in qualche festa di quartiere.
Non il soggetto programmatico e ragionato per una geniale rievocazione musicale – che so, sanremese? – su palchi (e per pubblici) che preferiscono ormai lastrine e cliché alle meravigliose storie di strada narrate alla Marotta maniera.
E alle canzoni colte e sincere di musicisti che per alcuni di noi invece non tramonteranno proprio mai.
(© The Parallel Vision ⚭ _ Elisa Mauro)