Cultura

Intervista: A Manchester con Borghese e gli Smiths in cuffia

Intervista: A Manchester con Giuseppina Borghese e gli Smiths in cuffia

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Giuseppina Borghese

Autrice di uno degli ultimi libri usciti più interessanti e originali di questo inizio 2023, Giuseppina Borghese entra nell’universo della letteratura nazionale con “A Manchester con gli Smiths“.

La sua opera prima, pubblicata da Giulio Perrone Editore, racconta gli angoli della città britannica col pretesto della musica di Morrissey.

E la musica della band col pretesto del racconto di strade, vicoli, luoghi simbolo del borgo mancuniano.

In mezzo ci sono amori, vicende personali e racconti fantastici che fanno di questo volume una “guida di viaggio ibrida” dalla pelle dura come gli abitanti di Manchester ma col cuore caldo di una ragazza siciliana.


Mi racconti da dove nasce la storia letteraria di Giuseppina?

Il primo libro che ho letto in vita mia è stato “L’isola del tesoro” di Robert Stevenson.

Una lettura che ha illuminato i miei sogni di bambina e che ha influenzato tantissimo il mio immaginario.

Da quel momento gli atlanti, i mappamondi e le carte geografiche sono diventi i miei “giochi” preferiti.

Direi quindi molta letteratura di viaggio e biografie.

Solo, intorno al mondo” di Joshua Slocum, ad esempio, è un altro libro che ha acceso molte mie fantasie.

Libri del cuore: “A colpi d’ascia” di Thomas Bernhard e “Jakob von Gunten” di Robert Walser.

2 scrittori, 2 grandi camminatori che hanno in comune una genialità pura, dirompente, frutto diretto dell’essenza del loro vivere.

“A Manchester con gli Smiths” è il tuo primo libro. Di cosa si tratta e come hai lavorato sulla stesura del testo?

Come tutti i libri che fanno parte della collana Passaggi di Dogana anche in questo si utilizza l’espediente del viaggio per esplorare la città attraverso un suo artista celebre.

In questo caso si parla degli Smiths, che sono diventati la mia ossessione musicale a partire dal primo anno di università.

È un attraversamento di diversi quartieri di Manchester in cui la storia della band si intreccia alle tante biografie che orbitano intorno a questo scorcio del Nord – Ovest dell’Inghilterra.

È una guida di viaggio ibrida, dove si possono trovare luoghi da visitare, dove c’è tanta musica – non solo degli Smiths – e anche la storia di un amore.

Del resto gli Smiths sono stati e sono ancora oggi la colonna sonora di innumerevoli storie d’amore. Di tanti amori possibili.

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Momento marzulliano: hai scelto di raccontare Manchester attraverso la musica degli Smiths o la musica degli Smiths attraverso Manchester?

Direi che la città e la musica si raccontano a vicenda a momenti alterni. 

Secondo te c’è un problema di genere all’interno della letteratura italiana?

C’è ancora una sproporzione, numerica e di attenzione, a favore degli scrittori uomini.

Per fortuna si sta creando un clima diverso, dove l’ascolto delle voci delle autrici non è più un esercizio marginale. 

Mi dici un’autrice che per te è da sempre una musa ispiratrice?

Etty Hillesum per me è un’autrice eterna. Una donna eterna.

Ho fatto 1000 traslochi, vissuto in tante case diverse e lasciato indietro 1000 libri ma le sue “Lettere” sono l’unico libro che porto sempre con me. 

Quale è secondo te il pubblico-tipo di Giuseppina Borghese?

Non mi piace immaginare una categoria di pubblico.

Ovviamente so bene che questo libro catturerà l’attenzione innanzitutto di chi è appassionato degli Smiths, di chi ama scoprire posti nuovi e farsi ispirare per futuri viaggi.

Ma alla prima presentazione romana lo scorso 26 gennaio all’Alcazar, ad esempio, ho conosciuto persone estremamente diverse tra loro, anche anagraficamente molto distanti.

A fine serata una ragazza giovanissima mi ha detto: “Non conosco gli Smiths, ma mi è venuta voglia di Manchester”.

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La serata di presentazione del libro all’Alcazar di Trastevere

C’è una cosa che una scrittrice non deve mai fare e un’altra invece che va sempre fatta?

La scrittura è una dimensione estremamente complessa e segue delle dinamiche molto personali.

Non credo esista un codice comportamentale dello scrittore in senso universale.

Personalmente, mi piace molto fare cut up tra le mie esperienze personali e storie di fantasia.

Penso che ascoltare gli altri, guardare il mondo intorno a sé sia una operazione fondamentale per chi scrive.

A volte pure più efficace della lettura.

Se si riesce a osservare la vita spontanea si trovano spunti meravigliosi per la letteratura. 

Parlami delle iniziative che hai in mente per i prossimi mesi

Le prossime date saranno Milano alla libreria Germi e Bologna alla Confraternita dell’uva.

Poi ancora qualche data in Emilia Romagna che stiamo definendo in questi giorni.

Ritorneremo anche a Roma e a marzo saremo in Sicilia.

Tutti gli aggiornamenti si possono trovare sui miei social e su quelli della casa editrice.

Mi descriveresti il lavoro artistico di Giuseppina con un’immagine e con 3 parole?

Le cuffie (che peraltro si trovano anche nella copertina del mio libro) sono un oggetto che mi accompagna sempre.

Le utilizzo sia per ascoltare la musica (in qualsiasi istante della giornata) sia per riascoltare la mia voce, dal momento che quando mi viene una bella idea che vorrei mettere in parole, mi registro con il cellulare.

A quel punto mi riascolto e capisco se l’idea funziona oppure no. 

Le 3 parole: I’m human.

The Parallel Vision ⚭ _ Paolo Gresta)

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