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#Intervista: Federica Sco, “La techno è qualcosa di magico”

#Intervista: Federica Sco, techno e spazi sensoriali inimmaginabili

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Federica Sco (Foto: Federico Rapisarda)

Federica Scorza, in arte Federica Sco, è una delle dj di punta del format Rebel Rebel e protagonista delle notti danzerecce romane ormai da tanti anni.

Immersa nella musica fin da bambina tra sonorità africane, elettroniche, ambient e il bombardamento video di Mtv, Federica sviluppa un grande amore per la techno berlinese e la house minimale.

Passioni che l’hanno portata in console dei più importanti locali di Roma e che la vedranno presto pubblicare la sua musica inedita.

La musica elettronica per me è come il rock psichedelico anni ’70: qualcosa di magico” mi ha raccontato.

Federica e Rebel Rebel stanno organizzando una stagione autunnale all’altezza della loro tradizione e qui la dj romana ve ne parla un po’ più a fondo.

Spaziando tra Detroit, gli Everything But a Girl, il compianto Goa Club e tanto altro.


Mi racconti da dove nasce la storia artistica di Federica? 

Inizio con il dire che la mia storia artistica è ancora tutta da costruire a scapito della mia vena che è sempre stata pulsante.

L’amore per la musica nasce da 2 fonti: i miei genitori e la televisione musicale che ai tempi si chiamava MTV. La passione per i video musicali andava di pari passo con l’ascolto.

Di conseguenza fui completamente assorbita da questo universo multisensoriale che mi arricchì di tantissime emozioni.

I miei genitori invece ascoltavano musica di ogni tipo, mio padre addirittura la musica africana e mia madre la musica elettronica, chill-out/lounge/ambient.

Anche per via della professione da lei svolta, ovvero l’insegnante di spinning.

Poi arrivano i 17 anni e i club a Roma. Scorrazzare per i locali romani e non mi ha dato modo di ascoltare dj e artisti da tutto il mondo.

Successivamente entrare a lavorare nell’ambiente mi ha dato modo di farmi conoscere sia come famelica promotrice e comunicatrice sia come artista, questo proprio negli ultimissimi tempi.

Parlami del format Rebel Rebel, un evento a cui ormai partecipi da anni e di cui sei una delle protagoniste.

Il Rebel Rebel è proprio una delle realtà che ho iniziato a frequentare assiduamente assieme ad altre note crew romane.

Quando mi chiesero se volessi far parte della squadra quasi non ci credevo e mi venne attribuita la mansione di distribuzione volantini per Roma.

Non vi dico dove appiccicavo le locandine, mancava poco che mi arrestassero per divieto di affissione!

Fu un crescendo di impegno e la dedizione per la musica mi donò un bagaglio di persone non indifferente che ancora oggi mi porto appresso.

Divenni Pr, dopodiché gestrice della comunicazione.

La realtà del Rebel Rebel è di matrice mainstream ovvero non solo basata su diversi generi musicali ma anche su differenti strutture tecniche.

In parole povere l’organizzazione, oltre ad ospitare nomi importanti, ha sempre voluto premiare anche artisti emergenti sottoforma di djset, live, concerti e addirittura piccoli festival (ricordiamo SCENARIO).

Un altro elemento portante sono le persone che compongono e hanno composto il Rebel Rebel.

Ragazze e ragazzi semplici e multiformi a partire dai miei capi Claudio e Valerio cui devo molto, moltissimo.Forse tutto.

Cosa rappresenta per te la musica elettronica?

La musica elettronica per me è come il rock psichedelico anni ’70: qualcosa di magico.

Il fatto di poterla suonare miscelando i dischi è anche quello un fattore incredibile. La storia della musica elettronica e techno inoltre è molto affascinante.

Si pensi che a Detroit, dove nasce la vera musica techno, essa rinsavì la grande componente vandalica che caratterizzava sobborghi e periferie, portando alla luce un genere nuovo e introspettivo.

Tantissimi artisti giunsero all’apice del successo tanto che ancora adesso vengono dichiarate leggende viventi.

La musica elettronica è sfaccettata e si compone di tantissime ripartizioni.

Spaziare e suonarle tutte, magari affibbiandosi strani pseudonimi come tanti dj fanno, ti dà modo di entrare in contatto con emisferi differenti e spazi sensoriali inimmaginabili.

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(Foto: Federico Rapisarda)

Hai mai pensato di incidere un album tutto tuo? Se sì, come dovrebbe essere?

Sì ci ho pensato proprio di recente.

La produzione per un dj fa si che quel dj diventi un artista a 360 gradi, il climax della professione.

Sto iniziando a prendere lezioni proprio in questi giorni e onestamente sono molto curiosa ed emozionata.

Di sicuro impronterei le mie produzioni su un filone techno berlinese o house minimale.

Altro genere da me prediletto che vede la sua maggiore espansione soprattutto nell’est Europa come in Romania, in Ucraina, in Albania.

Nel corso del tempo com’è cambiato il tuo modo di proporre musica al pubblico? 

Un dj deve sempre pretendere da sé stesso una certa identità di genere, una coerenza.

Il modo di proporre la musica per quanto mi riguarda si è evoluto sotto l’aspetto tecnico, ovvero ho imparato con la manualità e l’esperienza a comporre musica linearmente.

Come se stessi raccontando una storia che cresce sempre più di intensità.

All’interno di un set ci sono delle regole da rispettare che vanno di pari passo con la conoscenza e l’ascolto dei brani e l’adeguata selezione.

Bisogna studiare bene per coinvolgere un pubblico e proporre la propria identità.

Si tratta di un lavoro a tutto tondo.  

E a proposito, hai un pubblico-tipo?

Preferisco le persone che ascoltano e che ballano e sentono davvero la musica.

A Roma è molto difficile trovarsi davanti a un buon pubblico.

Spesso avvengono risse. Spesso invece vengono in consolle a chiedere di mettere una canzone o di cambiare genere quando stai suonando tutt’altro.

Al Rebel Rebel successe che qualcuno lanciò un bicchiere sullo stage mentre l’artista si esibiva. Fu devastante per me.

Ecco queste cose non dovrebbero mai capitare. La musica è prima di tutto condivisione ma soprattutto divertimento.

Queste cose all’estero capitano molto di meno.

Capitano, ma di meno.

C’è una cosa che secondo te una musicista non deve mai fare e un’altra invece che va sempre fatta?

Il musicista non deve diventare un prodotto da copertina, da pubblicità.

Nel senso che si può anche diventare molto famosi facendo questo mestiere se si possiede il giusto hype, la bellezza fisica e un modo mostruoso di comporre e suonare.

L’importante è non perdere di vista il vero focus, ovvero la musica stessa.

Spesso vedo tanti artisti non riuscire nemmeno a suonare o a diventare vere e proprie starlette.

Ricordiamoci che il dj nasce come “quello che nessuno considerava”. Che negli anni ’80 metteva i dischi ai parties, in un angoletto della casa (da qui House Music), soprattutto a Chicago, New York e dintorni.

Ciò che va sempre fatto è restare umili e non cambiare in base alle mode e al successo.

Ho conosciuto tanti dj poco affabili e tanti che ad oggi nemmeno saprei classificare perché persi nei meandri di una confusione di genere.

Ci vuole un buon piglio per restare a galla, per essere davvero qualcuno in questo difficile mondo.

Ma si sa che la grande colpa di tutto questo è dei social, non prendiamoci in giro.

L’emergenza Covid quanto ha inciso sul tuo lavoro? 

Ha inciso positivamente. Mi sono abbastanza impratichita a casa avendo la fortuna di avere la consolle sia con giradischi che in digitale.

Ho registrato dirette e ricevuto tanti e buoni riscontri.

Ho sistemato la mia musica che ho raccolto negli anni in modo disordinato e sparso e ho riflettuto sulla rinascita di un qualcosa e non sulla sua fine.

Difatti le serate Rebel Rebel sono piano piano ricominciate in sordina, esplodendo questa estate con il nostro amatissimo leggendario Circolo Andrea Doria.

E una serie di incredibili appuntamenti musicali, come i vecchi tempi, ben 12 anni fa.

Ho esordito come dj assieme al mio amico Ryan Elliot proprio per la prima ed è stato bellissimo.

Ma come ben sappiamo per altri non è stato così.

Realtà storiche come il Goa Club hanno chiuso definitivamente le porte, chiudendo anche quelle del nostro cuore.

Uno dei club più belli che Roma potesse vantare.

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(Foto: Federico Rapisarda)

Parlami delle iniziative che hai in mente per i prossimi mesi

Come accennavo prima, proprio in questi giorni sto iniziando un corso di produzione musicale.

Partendo proprio da zero mi aspetto un lavoro impegnativo che spero dia i suoi auspicati frutti.

Per me una nuova avventura, non vedo l’ora.

Per quanto riguarda Rebel Rebel, il 17 settembre abbiamo chiuso le date estive con Levon Vincent.

Fremiamo per la stagione invernale ma ancora siamo in cerca di una nuova location che permetta di esprimere a pieno il nostro prodotto.

Vogliamo sorprendere tutto il nostro pubblico, i nostri amici e fan più sfegatati augurandoci di non imbatterci più in un periodo nero come quello trascorso.

Dimmi se c’è un pezzo per te particolarmente significativo e perché

Ce ne sono parecchi ma sicuramente “Missing” degli Everything But the Girl (Todd Terry remix) è la prima che mi viene in mente.

L’anthem delle chiusure invernali ed estive del Rebel Rebel, una garanzia e un tornado di emozioni.

Una volta messa vorresti non finisse più.

Mi descrivi Federica con un accordo e con 3 parole?

Federica in 3 parole è inquieta, illuminata, buona.

Un accordo… Si bemolle.

The Parallel Vision ⚭ _ Paolo Gresta)

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