#Intervista: HACK, a spasso con Battiato tra le stelle della “Via Lattea”

“Il nostro è stato un omaggio mosso dalla riconoscenza e dall’ammirazione per un artista e un uomo che non hai smesso di cercare, scoprire, dialogare con l’invisibile“.
Denise Fagiolo degli HACK mi racconta così la cover di “Via Lattea“, pezzo monumentale di Franco Battiato che il gruppo romano reinterpreta a modo suo attraverso l’utilizzo di suoni sintetici e atmosfere eteree e rarefatte.
Il brano è la seconda tappa di un percorso che, dopo “Flares“, vedrà l’uscita di un terzo singolo accompagnato da videoclip e infine la pubblicazione di un Ep di 6 pezzi.
Nell’attesa di ascoltare il nuovo materiale ho fatto 2 chiacchiere con Denise, Cristiana Della Vecchia e Giulio Maresca, le 3 anime di HACK e del suo emozionante viaggio sonoro.
Mi racconti da dove nasce la storia artistica degli HACK?
HACK è, da un lato, una prosecuzione naturale del mio progetto precedente, “La Distanza della Luna”, dall’altro un percorso per quanto riguarda l’esplorazione di nuove sonorità e forme di scrittura.
Io e Cristiana (tastiere, synth, elettronica) suoniamo insieme dal 2013. Nel 2017 è arrivato Giulio (drum programming/electronics) che ha contribuito grandemente, con la sua esperienza nel clubbing e nel sound design, alla trasformazione delle nostre composizioni.
“Via Lattea” è il vostro ultimo singolo. Da dove è nata l’idea dell’omaggio a Battiato e come avete lavorato sul pezzo?
Franco Battiato è stato una presenza costante nella mia vita, personale e artistica.
La sua influenza è stata costante e preziosa e la sua scomparsa è stata molto dolorosa.
Il nostro è stato un omaggio mosso dalla riconoscenza e dall’ammirazione per un artista e un uomo che non hai smesso di cercare, scoprire, dialogare con l’invisibile.
La nostra interpretazione di “Via Lattea” cerca, al contempo, di mantenere fedeltà e aderenza alla versione originale e di reinventarla attraverso le nostre sensibilità musicali.
L’introduzione è costruita su un intreccio di pad eterei che sembrano provenire da lontano, come un’eco di un mondo distante, sostenuti da pulsazioni ritmiche incostanti e rarefatte.
Progressivamente le dinamiche si fanno più sostenute e centrali nell’arrangiamento, come a rappresentare la propulsione crescente per prepararsi al viaggio interstellare che Battiato immagina.
L’utilizzo dei synth e della voce crea continue aperture e chiusure, spazi allargati, slanci verso l’infinito e momenti di intima e terrena contemplazione, in consonanza con i contenuti testuali.
Cosa rappresenta per te questa canzone?
“Via Lattea” mi ha sempre evocato sentimenti di struggimento, di malinconia, ma anche di apertura e consolazione.
Credo che sia una magnifica descrizione della condizione umana, sospesa tra il senso di finitezza e limite e lo slancio verso le altezze, il desiderio di essere inclusi nel discorso del Cosmo.
C’è anche un nuovo disco all’orizzonte? Se sì, come sarà?
Sì. Nei prossimi mesi, dopo una lunga gestazione, uscirà un nostro Ep di 6 brani che credo sia, al contempo, rappresentativo delle nostre diverse provenienze artistiche e musicali ma dotato di una identità chiara, di una certa coerenza interna di suono e scrittura.

Nel corso del tempo com’è cambiato il tuo modo di interpretare il messaggio musicale?
Credo di aver progressivamente semplificato molto, lavorato in sottrazione.
Mi riferisco sia alle scelte linguistiche che a quelle melodiche.
Un tempo, forse, il mio messaggio tendeva a essere eccessivamente criptico e ricercato, con il rischio di non poter essere adeguatamente trasmesso e comunicato.
Attualmente sento di avere un approccio più emotivo e meno intellettuale alla scrittura e al canto, anche più divertito e leggero.
Hai un pubblico-tipo?
Certamente la nostra musica si rivolge a un pubblico abbastanza maturo, propenso a un ascolto attento e all’immergersi dentro il suono, dentro le parole.
Con curiosità e senso di esplorazione.
C’è una cosa che secondo te una musicista non deve mai fare e un’altra invece che va sempre fatta?
(CRISTIANA DELLA VECCHIA) Una cosa che va sempre fatta no, sono troppe.
Una cosa che non deve mai fare, fra tutte, forse è chiudersi a possibilità altre, di qualsiasi tipo.
Che sia l’ascolto o il mettersi in discussione, musicalmente parlando.
Ma, trovando che l’ascolto sia il principio base di un musicista, basta e avanza dire che non dovrebbe mai precludersi ad esso.
E non intendo prettamente musicale, ma anche verso le esigenze che spesso nascono negli individui quando si lavora con la musica.
L’emergenza Covid quanto ha inciso sul tuo lavoro?
(GIULIO MARESCA) Il Covid ha influito moltissimo nel settore musicale come del resto in tutti gli altri.
Abbiamo avuto uno stop totale ai concerti e questo ci ha penalizzato moltissimo, non solo a livello lavorativo ma anche a livello umano e creativo.
Oltre al non poter suonare è stato molto pesante non poter andare ai concerti e non poter vivere il live.
Quando si è vista una riapertura le cose sono un po’ cambiate ma ci sarebbe da parlare per ore…
Una cosa positiva invece è che, come band, abbiamo trasformato la frustrazione del non palco in energia da studio: ci siamo concentrati sulla nostra musica e abbiamo lavorato al nostro Ep.
Parlami delle iniziative che hai in mente per i prossimi mesi
Oltre all’uscita dell’Ep, presenteremo un terzo singolo (Dopo “Flares”, uscito a giugno scorso, e “Via Lattea”) accompagnato da un videoclip.
E ovviamente speriamo di poter tornare alla dimensione live, di far uscire questi brani dalle nostre stanze.
Dimmi di quale canzone vai al momento particolarmente fiera e perché
Personalmente sono molto legata a “Flares”.
Ha segnato una sorta di spartiacque nel mio modo di comporre: tutte le parti strumentali e le frasi del testo mi sono letteralmente comparse nella mente, in un flusso misterioso quanto sorprendente.
È semplicemente sgorgata da qualche luogo al quale non avevo avuto ancora accesso, fino ad allora.
Mi descrivi gli HACK con un accordo e con 3 parole?
(CRISTIANA DELLA VECCHIA): Il Do minore è un accordo a cui sono legata particolarmente perché “apre” una parte di una canzone di HACK che amo particolarmente e che è presente nell’Ep.
Mi sembra che quella parte racconti tantissimo di noi o, per meglio dire, racconta molto di me all’interno di HACK.
(DENISE FAGIOLO): sogno, visione, tempo.
(© The Parallel Vision ⚭ _ Paolo Gresta)
(Foto: © Giulia Natalia Comito)