#Intervista: Lorenzo Lepore, “musica è spiritualità allo stato puro”
Si intitola “Meglio così” il nuovo singolo di Lorenzo Lepore, giovanissimo cantautore romano classe ’97 ma attivo già da tanti anni sui palchi italiani.
Lorenzo, tra i 4 vincitori di Musicultura 2021 con “Futuro“, dove si aggiudica anche il premio per il miglior testo, è attualmente in studio per registrare i brani che finiranno sul suo primo album, firmato dall’etichetta discografica T-Recs di Tony Pujia.
“‘Meglio così‘” mi ha raccontato “è per me il manifesto della lotta più comune che ho fra le più grandi che a mio parere possiede la nostra umanità: quella di avere il coraggio di andare contro un pensiero collettivo e dire la propria“.
In attesa di poterlo di nuovo ascoltare dal vivo, questo brillante musicista nato e cresciuto a Roma ha tracciato la parabola della sua carriera fin qui ricca di soddisfazioni, sottolineando un punto fermo da cui parte tutto: “La musica È spiritualità allo stato puro e va trattata come una cosa sacra“.

Mi racconti da dove nasce la storia artistica di Lorenzo Lepore?
Nasce innanzitutto da 2 genitori musicisti e le cassette dei cantautori ascoltate nei viaggi in macchina.
Poi da adolescente mi ritrovo in una cameretta gialla che comincio a tappezzare di poster di gruppi musicali inglesi.
Mio padre a 11 anni mi regala una chitarra acustica che però tiro fuori solo un anno dopo, quando un amico un po’ più bravo di me viene a casa e decidiamo di suonare pur non sapendolo fare.
Allora imparo 3 accordi sul momento e scrivo una canzone. La faccio ascoltare in una gita con gli scout e quella canzone diventa la colonna sonora della gita.
La si canta giorno e notte. Da lì non ho mai smesso di scrivere canzoni. In qualsiasi luogo e con chiunque avessi davanti.
Ora mi ritrovo a farlo nella vita, questo anche grazie ai miei studi musicali a Officina Pasolini di Tosca.
Se non avessi frequentato questo luogo di cantautori, questa scuola di vita e di arte per eccellenza, sicuramente oggi non scriverei in un certo modo.
“Meglio così” è un pezzo che affronta diversi temi importanti, concentrati in pochissimi minuti: l’ascolto, l’accettazione, l’affermazione di sé e anche il saper accogliere la sconfitta. Mi racconti come nasce questo brano?
“Meglio così” è nata come reazione alle pubblicità aggressive su internet. Ero a casa e volevo sentire della musica ma non riuscivo perché c’era sempre un annuncio che interrompeva il pezzo.
Cosicché ho deciso di mettere in musica la mia rabbia assieme a una miriade di altri pensieri che avevo dentro da tempo.
Pensieri sulla musica, sull’omologazione, sulla società che spesso e volentieri ci vuole tutti belli, uguali e al nostro posto.
“Meglio così” è per me il manifesto della lotta più comune che ho fra le più grandi che a mio parere possiede la nostra umanità: quella di avere il coraggio di andare contro un pensiero collettivo e dire la propria.
Dove, secondo te, questa canzone rappresenta un’evoluzione (se c’è) della tua scrittura?
Questa canzone rappresenta un’evoluzione nella mia scrittura per il semplice fatto di averla scritta.
Prima di “Meglio così” scrivevo quasi esclusivamente parlando delle mie emozioni in maniera autobiografica.
Poi avviene un cambio. Forse grazie all’ascolto di cantautori come Fabrizio De André e Francesco De Gregori. Decido di incominciare a raccontare quello che ho intorno. I contesti in cui vivo che spesso mi soffocano.
Decido anche di non identificarmi in un genere e di essere semplicemente “Lorenzo Lepore”.
Scrivere e cantare in base a quello che mi piace senza né parametri né limiti di alcun tipo.
In quel periodo è nata anche “Futuro” che non a caso è stato il brano che mi ha consacrato alla discografia.

C’è anche un nuovo disco all’orizzonte? Se sì, come sarà?
Il disco c’è. Tremo nel parlarne per quanto da esso sgorga la mia vita.
Nel disco ci sarà tutto quello che ho vissuto e che mi ha portato fino a qui. Sarà un disco molto eterogeneo e suonato.
Un alternarsi di storie e stati d’animo mettendo sempre al centro quella cosa che da anni non smette di farmi piangere di gioia o di dolore che si chiama emozione.
Non vedo l’ora di regalarvi queste canzoni e suonarvele dal vivo.
Nel corso del tempo com’è cambiato il tuo modo di interpretare il messaggio musicale?
In realtà è cambiato poco. Se penso che a 8 anni piangevo di nascosto ascoltando “Auschwitz” di Guccini e che ancora oggi mi fa lo stesso effetto vuol dire che forse non sono mai cambiato.
Ovviamente do molto valore ai testi. La musica poi è il mezzo per eccellenza che serve a veicolare il messaggio che si vuole comunicare al mondo.
Allo stesso tempo però ha il compito di elevare le parole nella maniera migliore possibile.
Hai un pubblico-tipo?
Credo di no anche se ai miei concerti mi capita molto più di trovarmi davanti ragazzi della mia età.
È meraviglioso però quando in certi contesti mi trovo davanti ragazzi che si scatenano, adulti che analizzano e riflettono e magari anche bambini che ballano.
La mia scrittura è anche molto “camaleontica” ma con un filo comune.
Non a caso nella vita sono anche un autore per interpreti.
C’è una cosa che secondo te un musicista non deve mai fare e un’altra invece che va sempre fatta?
Secondo me la cosa principale che non deve fare un musicista è mentire a sé stesso.
Lo dico perché a volte questa cosa è capitata anche a me e ne ho risentito molto.
La musica per me è lo specchio dell’anima di chi ne dà utilizzo. Non sa mentire.
È spiritualità allo stato puro e va trattata come una cosa sacra.
Basta un ascolto per capire se c’è o non c’è un’urgenza in chi canta e quindi secondo me quello che un musicista deve fare è esprimere questa urgenza anche a costo di non piacere.
L’emergenza Covid quanto ha inciso sul tuo lavoro?
In realtà poco all’inizio e abbastanza in questo periodo.
Sono dell’idea che bisogna sempre cogliere il lato positivo delle cose e io posso ritenermi fortunato poiché durante la pandemia ho riscoperto la bellezza di ascoltare un disco per intero e di navigarci dentro.
Mi sono fermato a riflettere in una vita alle volte troppo frenetica e alla fine ho scritto praticante metà del mio prossimo disco.
Poi nel 2021 sono avvenute le più grandi svolte discografiche per me: dalla firma del contratto con la T-recs all’uscita del mio primo singolo, la vittoria e il miglior testo di Musicultura per poi intraprendere il mio primo tour in giro per l’Italia.
No, non posso proprio lamentarmi.
Quest’anno sarebbe dovuto iniziare con un grande concerto di presentazione degli artisti della mia etichetta che però è stato rimandato.
Non demordo perché sono sicuro che ci sarà tempo e modo di organizzarlo appena il rischio sarà minore.
ASCOLTA “MEGLIO COSÌ”
Parlami delle iniziative che hai in mente per i prossimi mesi
Nei prossimi mesi ho in programma di pubblicare vari singoli che anticiperanno l’uscita dell’album. Obiettivo principale di quest’anno.
Poi mi piacerebbe molto partecipare a qualche premio musicale come il “Premio Bindi” o il “Premio Bertoli”.
Appena sarà possibile vorrei organizzare un tour per suonare il disco nuovo in giro e per il resto continuerò a insegnare Songwriting in una scuola e a scrivere quando me lo sento.
Dimmi di quale canzone vai al momento particolarmente fiero e perché
Al momento sicuramente vado fiero di “Meglio così“.
Perché è la canzone che mi ha fatto fare un salto di qualità nel mio percorso.
Sia a livello di contenuti musicali e verbali che a livello discografico poiché ha convinto il mio produttore a investire su di me.
Mi descrivi Lorenzo Lepore con un accordo e con 3 parole?
L’accordo che mi descrive è un Do maj7. È un accordo sospeso, spesso triste che però a mio parere possiede della speranza intrinseca.
Quest’accordo combinato con altri può generare anche parecchia allegria e trasformare un pianto in una festa.
Questo perché la musica se non è condivisa perde bellezza. Sarebbe stupido infatti tenerla solo per sé stessi.
(© The Parallel Vision ⚭ _ Paolo Gresta)