#Lammazzacaffè: “Ana’s song” allo specchio

Chissà come mai si comprende la duplicità della vita solo quando questa, nei panni del placido e tenero Bambi, ti picchia come la sposa di Kill Bill.
Non puoi che apprezzarlo, in genere, per il fatto oggettivo che sei ancora vivo.
Comprendere le 2 facce della stessa medaglia della vita è capitato a chi ha composto una canzone come “Ana’s Song”.
Struggente da far commuovere il Demonio, questo pezzo armonico dei Silverchair ha poche note messe bene insieme in maniera sentita, altisonante e grave.
È palese che si tratta di qualcosa di autobiografico, provato sulle ossa, come lo è d’altronde la scelta della sua musica.
La voce è temprata, morbida, lucida.
Ovattata nelle strofe, graffiante nei tessuti, “Ana’s song” è una ballata rock, post grunge, come è definita, che tratta di un tema scartato, l’anoressia.
La personificazione in dama della malattia che uccide tramite la depressione e l’autostruggimento della sembianza che vestiamo sulla Terra è presto fatta e l’amore viscerale che il protagonista nutre per lei – unico vero nutrimento della sua anima – è la sua stessa arma puntata contro le tempie.
In quell’album dal valore planetario e milionario, “Neon Ballroom” uscito l’ultimo anno dell’ultimo secolo del precedente millennio, i Silverchair, gruppo australiano guidato da Daniel Johns, sono in rotazione ad ogni ora su tutti i programmi di music tv.
Non si può nascondere il fatto che il video e la sua trama s’intonino perfettamente a quel colore duale, bipolare, bitonale che è la vita.
Una vita che sa cantarti una canzone dolcissima come “Ana’s Song” mentre sei intento, o intenta, a guardarti allo specchio e vederti sempre più grosso di te, come se la tua anima soffrisse di gigantismo.
Un ego che nel suo riflesso è così grande da aver mangiato tutti gli altri, seppur nella vita vera il corpo rimasto è solo ossatura portante di un dolore profondo.
L’AUTRICE
Ho scritto 10 romanzi – di cui 2 conclusi e pubblicati -, un corale, un musical, brani, articoli, interviste, pezzi, aforismi, memoranda, lapidari, fiabe e barzellette. Ho vinto qualche premio e ricevuto un po’ di applausi. Poi ho smesso di fumare e ho perso l’appeal, come Vasco da quando non si droga più. Ghost writer di “writers” più famosi. Questo rubrica la dedico a tutti. A tutti quelli che amano l’aroma del caffè mischiato al sapore alcolico dell’inchiostro sul moleskine.
Elisa Mauro
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(© The Parallel Vision ⚭ _ Elisa Mauro)