#Intervista: Alla scoperta della Musica di Seta di Chiara Raggi
Non solo il percorso creativo di Chiara Raggi è in piena evoluzione, ma l’autrice riminese ha deciso, in tempi incerti e fragili, di rilanciare forte puntando su un nuovo progetto discografico inclusivo e ambizioso.
Si chiama Musica di Seta, infatti, l’etichetta discografica (ma anche magazine online, ma anche organizzazione di eventi) a cui Chiara ha iniziato a pensare sulla coda del lockdown, quando il mondo tutto intorno sembrava crollare, nascondendo però tante nuove possibilità.
Chiara ha afferrato al volo quello che le ha dettato l’istinto e ne ha fatto un percorso imprenditoriale, decidendo di non arrendersi ma anzi di affondare il colpo, investendo nella bellezza e nella musica.

Mi racconti da dove nasce la storia artistica di Chiara Raggi?
La mia storia nasce da una chitarra da 80.000 lire, usatissima, con una crepa sulla tavola inferiore con cui ho cominciato a studiare in Conservatorio. Me l’hanno fatta cambiare nel giro di poco!
Suono appunto fin da bambina per scelta, per passione. Tornavo a casa da scuola e invece di fare i compiti suonavo un paio d’ore.
Mi piaceva cantare e amavo scrivere durante l’ora di storia e filosofia poesie e piccoli racconti.
Quando ho scritto le prime canzoni – avevo 17 anni – ho pensato “ecco, voglio fare questo nella vita, scrivere canzoni e cantarle”.
Ho unito così le mie passioni più grandi: suonare, cantare e scrivere.
Parlami della tua musica: cosa ti piace proporre, soprattutto?
Mi piace che i 3 linguaggi di cui sono fatte le canzoni (musica, testo e interpretazione) possano dialogare tra loro, senza prevalere l’una sull’altra ma in continuo scambio.
Questo l’ho sicuramente preso dalla musica classica in cui ogni strumento, ogni parte ha un ruolo e prende più significato quando è insieme alle altre e poi, in un secondo momento, dalla musica jazz.
Per questo lascio spazio alla musica e ai musicisti che suonano con me, alla ricerca del piccolo miracolo dell’improvvisazione.
Ogni esecuzione è diversa, ha qualcosa del mio umore e del cuore di chi suona.
Cosa distingue il tuo linguaggio da quello di altri tuoi colleghi?
Non so rispondere a questa domanda, mi piacerebbe che fossero gli altri a dire se c’è qualcosa che mi distingue.
Sicuramente ricerco un equilibrio tra misura e affondo, tra sobrietà e sorpresa.
Sto ascoltando tanta bella musica negli ultimi mesi e sono sempre più convinta che ci sia tantissima musica interessante e originale che resta in secondo piano ma che ha un grande valore.

Il progetto Musica di Seta è molto ambizioso e promette tante belle sorprese. Mi spieghi di cosa si tratta?
Mi piace descriverlo come un brand dedicato alla musica d’autrice, un marchio, perché di fatto è di questo che si tratta.
Con questo marchio ho dato vita, in partenza, a 3 aree: etichetta discografica, magazine online e organizzazione di eventi.
C’è tanto lavoro dietro questo progetto e c’è un team di persone che lavora quotidianamente allo sviluppo e alla crescita di questa nuova realtà che ho pensato sulla coda del lockdown.
La concezione del progetto è aziendale e puntiamo sulle proposte che faremo e sulle collaborazioni con altri marchi che lavorano all’insegna dell’artigianalità italiana e dell’etica professionale.
Cosa ti ha spinto a lanciarti in questa impresa?
È in momenti di crisi forti e sconvolgenti come quello in cui stiamo vivendo che ci si gioca molto.
Io ho deciso di non arrendermi ma di affondare il colpo, quasi in una reazione sovversiva, investendo in qualcosa in cui credo: la bellezza della musica d’autrice e su me stessa, sull’esperienza che ho maturato in quasi vent’anni di musica e sulla passione che muove ogni mia giornata.
Musica di Seta è una casa che costruisco innanzitutto per me, per stabilire un nuovo modello di lavoro e per tutte le cantautrici che vorranno abitare con me e con il mio team questa nuova realtà.
Quante e quali cantautrici sono già state coinvolte in Musica di Seta e quali sono i dischi in arrivo?
La prima cantautrice che ho coinvolto è Giulia Pratelli, meravigliosa creatura, che ho incontrato al Premio Bianca d’Aponte nel 2018.
A lei ho affidato una rubrica mensile tutta sua dal titolo “Rubrichelli | 10 canzoni per noi” in cui affronterà vari argomenti attraverso la poesia di 10 tracce.
La rubrica “Note Emergenti” di Michele Neri ha acceso un faro sulla musica di Rita Zingariello e in questo primo mese conosceremo più da vicino le canzoni e la produzione di Eloisa Atti, cantautrice bolognese.
Il primo lavoro discografico sarà il mio che uscirà a dicembre e sarà l’album “cavia”, quello con cui sperimenterò la visione di Musica di Seta.

Da quanti anni fai questo lavoro? E da allora com’è cambiato il tuo modo di scrivere musica?
Nell’agosto 2021 farò vent’anni dalla mia prima volta sul palcoscenico con le mie canzoni. Credo organizzerò una grande festa!
Se inizialmente scrivevo le canzoni e le affidavo a produttori artistici, già dal secondo album ho firmato la direzione artistica e nel tempo, circondandomi di musicisti straordinari, ho cercato di sviluppare altre competenze come ad esempio arrangiare per piccole formazioni o per quartetto d’archi.
Quello che è cambiato a livello di scrittura è che sono diventata fan della riscrittura e del non accontentarsi.
Ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada vari maestri tra cui Mariella Nava e Antonio Coggio che sono stati fari illuminanti al riguardo.
Hai un pubblico-tipo?
Direi chiunque abbia ancora voglia di ascoltare.
C’è una cosa che una musicista non deve mai fare e un’altra invece che va sempre fatta?
Una musicista non deve mai smettere di studiare, scoprire, curiosare nella musica che ci circonda.
Quello che invece è essenziale per me è difendere le proprie idee e la propria identità, anche quando a volte si fa scomoda.
L’emergenza Covid quanto ha inciso sul tuo lavoro?
Ha inciso in maniera totale, come per tutti coloro che fanno il mio mestiere.
Da marzo ad agosto avevo in calendario 12 concerti in Europa, una decina in Italia e 2 in Canada.
Alcuni “riprogrammati” alla primavera 2021, altri andati persi.
Però l’emergenza ha dato vita al pensiero, all’analisi della fattibilità e alla creazione di Musica di Seta con tutto quello che ne consegue oggi nella mia vita quotidiana.
Dimmi un tuo progetto artistico di cui vai particolarmente fiera
Il mio album “Blua Horizonto” cantato in lingua esperanto, la lingua universale parlata in tutto il mondo che abbatte le barriere linguistiche (e non solo) a favore della comunicabilità tra i popoli.
In questo momento storico di confinamenti e distanze, cantare in esperanto per me è una vera rivoluzione e offre la possibilità di arrivare a tantissime persone.
L’hashtag #iolavoroconlamusica è diventato virale durante i giorni del lockdown e anche in quelli successivi. Come vivi, da musicista, la “distrazione” del Governo nei confronti della cultura italiana?
Credo sia importante chiedere di essere ascoltati e considerati e continuare a farlo.
Credo anche che questa “distrazione” abbia messo in luce la nostra precarietà e sono convinta che il cambiamento debba partire innanzitutto da noi musicisti trattando la musica come un mestiere (oltre che la nostra più grande passione).
È necessario lavorare in regola a livello di contratti, previdenza e tutela.
È un nostro diritto ed è un nostro dovere pretenderlo.
Mi descriveresti Chiara Raggi con un accordo e con 3 parole?
Asus9/11, un accordo sospeso con qualche estensione.
3 parole? Scorpione, determinazione e desiderio.
(© The Parallel Vision ⚭ _ Paolo Gresta)