#Intervista: Manuel Finotti, la timidezza di chi non passa inosservato
Timido, introverso, sensibile. E come tutti quelli che parlano poco, non appena uno come Manuel Finotti trova modo di esprimersi non passa inosservato. E soprattutto non si ferma più.
Lo testimonia “Forse dovremmo parlare“, il nuovo singolo pubblicato da poco a seguito di “21 marzo“, quest’ultima a detta di Manuel la sua vera carta d’identità.
Eppure “Forse dovremmo parlare” ha una magia particolare, che mi ha spinto a volerlo conoscere meglio. Anche se “costringere” un timido a parlare equivale a una condanna a morte per l’interlocutore!
Tuttavia questo giovane e promettentissimo cantautore mi ha raccontato diverse cose interessanti sul suo vissuto, sia artistico che privato. E lo ringrazio di cuore per aver, quantomeno, provato ad aprirsi con un perfetto sconosciuto. Soprattutto riguardo l’intimità dei suoi pezzi emozionanti.

Mi racconti da dove nasce la tua storia artistica?
La mia voglia di scrivere e fare musica nasce dalla mia famiglia in quanto sono quasi tutti musicisti. Poi gli studi fatti negli anni mi hanno fatto capire cosa volessi veramente.
“Forse dovremmo parlare” ricorda la scrittura di Tiziano Ferro mescolata a suoni morbidi e a una bella melodia malinconica. Mi racconti come nasce questo pezzo?
Ti ringrazio per il confronto con Tiziano, mi fa molto piacere.
Il pezzo è nato a fronte di una mia totale incapacità nel dire le cose che provo al momento giusto e sono molto contento quando le persone che lo ascoltano ci si ritrovano, ho sempre pensato fosse troppo personale come riflessione.
C’è anche un nuovo disco all’orizzonte?
I brani ci sono, dobbiamo capire come vestirli e chissà.
Nel corso del tempo com’è cambiato il tuo modo di interpretare il messaggio musicale?
La cosa che mi ha aiutato di più in assoluto a capire come addrizzare la mira in fase di scrittura è stata l’Accademia di Isola degli Artisti dove in un appuntamento Giuseppe Anastasi mi ha fatto capire che scrivevo per l’estetica delle parole e pochissimo per il significato vero e proprio.

Hai un pubblico-tipo?
Sai che non ci ho mai pensato al pubblico tipo?
Se dovessi immaginarlo probabilmente vedrei ragazzi che come me provano a capire cosa gli succede dentro in determinate situazioni.
C’è una cosa che secondo te un musicista non deve mai fare e un’altra invece che va sempre fatta?
Non deve mai fare quello che gli impongono gli altri senza prima capirne il peso.
Deve sempre capire quanto è importante una scelta prima di dire sì.
L’emergenza Covid quanto ha inciso sul tuo lavoro?
Molto dal punto di vista dei live o sessioni di scrittura che avevamo organizzato, ma sono sicuro che ci rifaremo presto.
Parlami delle iniziative che hai in mente per i prossimi mesi
Scrivere e cominciare a immaginare dei live.
Dimmi di quale canzone vai al momento particolarmente fiero e perché
“21 marzo“, il primo singolo che è uscito, in quanto credo che sia a tutti gli effetti la mia carta d’identità.
Mi descrivi Manuel Finotti con un accordo e con 3 parole?
Sensibile, timido e solare.
Lamaj7 perché ha dentro quella malinconia che mi piace.
(© The Parallel Vision ⚭ _ Paolo Gresta)