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#Recensione: “William and Elizabeth” al Globe Theatre

Nell’ultimo decennio circa, l’urgenza per lo sviluppo di un processo virtuoso di apprendimento che sappia sostenere l’intelligenza divergente ha trovato energia nuova grazie alle buone pratiche educative e alla ricerca-azione. Lo spettacolo “William and Elizabeth” in scena per i Lunedì del Globe ancora il 2 settembre e per i Pomeriggi del Globe il 31 agosto e il 13, 14, 27, 28 settembre (ore 18.30) e 1, 5, 29 settembre (ore 16), curato dalla regia di Melania Giglio, rappresenta l’estensione teatrale di quanto appena descritto e, per questo, andrebbe assolutamente consigliato a studenti, appassionati di cultura e semplici curiosi: insegna senza indottrinare.

La potenza e l’efficacia dell’azione drammaturgica in “William and Elizabeth”, che ho potuto applaudire lo scorso 22 luglio sotto il cielo del Silvano Toti Globe Theatre, si sposa con un’azione divulgativa in grado di tirar fuori dal pubblico emozioni importanti e, allo stesso tempo, di trasferire delle nozioni di storia, arte, letteratura e contenuti sociali.  

La poesia è il modo più bello per onorare l’uomo

Un atto unico. Un istante durato circa un’ora e mezza in totale apnea, sospesi fra la bravura degli interpreti, la bellezza del testo, le musiche, l’insieme scenico costruito in gioco di squadra minuzioso e raffinato in grado di sollecitare applausi generosi più volte durante la performance.

Shakespeare, il bravissimo Alfonso Veneroso che mette in luce i toni baritonali della sua intensa interpretazione, sta ultimando le prove del “Sogno di una notte di mezza estate”. C’è nervosismo nell’aria. Poca convinzione fra i teatranti circa la bellezza del lavoro del maestro. Silenziosa, una donna nascosta da un velo appare quasi dal nulla e con passo lento, ma determinato, spezza il ritmo logorato delle prove.
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È lei, la regina Elisabetta I che, durante una notte più lunga delle altre, decide di far visita a uno dei luoghi che senza la sua lungimirante quanto ingombrante intelligenza non avrebbe mai visto luce: il Globe. Melania Giglio ne veste i panni e, con questa prova attoriale, si conferma strepitosa protagonista del teatro elisabettiano della Capitale: incisiva nei monologhi, incalzante nei dialoghi e divina nei brani cantati interamente dal vivo. 

Inizia così “William and Elizabeth”, impetuoso e immediato, dritto al cuore della drammaturgia pensata. L’idea registica non sembra voler perdere tempo in un possibile crescendo che catturi l’attenzione del pubblico. È già tutto compiuto nell’istante stesso in cui i 4 protagonisti in scena si trovano a condividere il palcoscenico del Globe nel Globe, la piccola struttura mobile creata per l’occasione e che permette un gioco scenografico di grande fascino sul palco grande del nobile teatro.
william-and-elizabeth-globe-theatre-2019-2Ned (Sebastian Gimelli Morosini) e Rosalind (Francesca Maria) sono altrettanto perfetti nel loro interagire in scena. A ciascuno spetta un compito molto preciso e delicato: rendere omaggio alla donna, al sovrano, all’arte. Come? Attraverso una panoramica fra alcuni dei capolavori di William Shakespeare: “Romeo e Giulietta”, “Enrico V”, “Amleto”, “Otello”, “Antonio e Cleopatra”. Mediante i passaggi più intensi delle opere appena citate si snoda l’intera narrazione che vede al centro la poliedrica figura dell’insuperabile sovrana d’Inghilterra.

Si racconta quindi l’immoralità presunta di chiunque praticasse l’arte del teatro, l’impossibilità per una donna di calcare un palcoscenico, l’astuta analisi di un mondo composto da teatranti incapaci di riconoscersi nella vita reale. In fondo, quanti recitano nella vita senza aver necessariamente bisogno di un palcoscenico? E poi ancora l’intimo e troppe volte taciuto sforzo di divenire un sovrano giusto. “Sono stata un buon sovrano?“, chiede la regina al poeta.
william-and-elizabeth-globe-theatre-2019-3Perché chiederlo a lui fra tanti? Perché egli con la sua arma più preziosa, le sue tragedie e le sue commedie, ha reso omaggio alle molteplici sfaccettature che legano la poesia al potere. Ne ha tratteggiato debolezze, punti di forza, luoghi comuni. Ha sfidato miti e supposizioni. Ha saputo osservare là dove altri si sono accontentati di vedere.

Il sovrano deve sperare per tutti”: riassume in questa affermazione Elisabetta I tutto il giogo che stritola i suoi giorni. Lei scomunicata da Pio V, lei scampata da inganni e feroci congiure. 

Di preziosa fattura la scena durante la quale ogni attore, con un piccolo specchio, cerca la propria essenza per poi rivolgere l’invito al pubblico, puntando il fascio di luce del riflesso nel vetro verso volti inconsapevoli e rapiti. Luci e ombra. Essere o non essere. Illuminare le menti di chi si incontra o rimanere accecati dal mero riflesso di quello che ci accontentiamo di scorgere? 

William and Elizabeth” è un omaggio alla vita spesa credendo fermamente in uno scopo. Forse questo dovrebbe essere uno fra gli insegnamenti più preziosi da conservare dopo aver applaudito uno spettacolo complesso e completo che tutti dovremmo avere il piacere di scoprire.

The Parallel Vision ⚭ ­_ Raffaella Ceres)
(Foto: © Silvano Toti Globe Theatre)

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