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#Recensione: “Cara Professoressa” al Teatro de’ Servi

Il terzo appuntamento con la stagione di Fuoriclasse, che vede la cooperazione artistica del Teatro de’ Servi con il Teatro dell’Orologio, ha visto protagonista dal 26 al 28 novembre “Cara Professoressa”, commedia dal sapore amaro di Ljudmila Razumovskaja tradotta da Valerio Piccolo e firmata dalla regia di Andrea Bizzarri.

Fine giornata: una professoressa di matematica si trova nella sua semplice ma accogliente casa. È il giorno del suo compleanno, si è svolta durante la mattinata la prova degli esami di maturità e la “Cara Professoressa” si gode qualche momento di calma e riflessione.

DtBUB7SX4AAal0k.jpg-largeAlla sua porta suonano, inaspettati, alcuni dei suo maturandi. Perché dedicare una serata alla prof che tanto amano per festeggiare con lei il suo giorno speciale? Semplice: perché a nessuno di quei ragazzi interessa realmente che giorno sia. L’obiettivo è farsi consegnare, a qualunque costo, la chiave della presidenza per scambiare i loro pessimi compiti di maturità con quelli corretti. Esattamente quella notte.

La storia cerca di tratteggiare le personalità dei protagonisti in scena per scandagliare le motivazioni che possono indurre giovani uomini e donne a compiere atti assurdi, convincendo sé stessi e gli altri che l’assurdo in realtà è non accettare che si compiano anche gesti di estrema invadenza sociale e personale pur di raggiungere obiettivi stabiliti.

46355512_2218030464962918_5940004684503711744_nCara Professoressa” è l’intercalare usato più volte durante lo spettacolo per sottolineare i cambiamenti di tensione nella drammaturgia proposta. L’iniziale atmosfera di festa, per quanto inverosimile possa essere la situazione descritta, viene velocemente scalzata da uno scenario che guarda, da lontano, le suggestioni del celebre capolavoro “Arancia Meccanica”.

lottare per vivere o per sopravvivere?”

La situazione sfugge prevedibilmente molto presto al controllo dei 4 giovani studenti (interpretati da Giovanni Nasta, Valerio Ribeca, Giuseppe Vancheri e Francesca Verrelli) e la professoressa (Giovanna Centamore) difenderà la chiave e la dignità della docenza senza alcun compromesso, salvo cedere alla minaccia di stupro dell’unica ragazza coinvolta nella rocambolesca avventura. Il branco che si scaglia contro il branco stesso, perdendo di vista ogni atto di senso compiuto. 

Per essere certa anche questa volta di non dimenticare nessun appunto di viaggio, vi (ri)propongo la sintesi schematica di questo lavoro che concorre per aggiudicarsi un posto nel cartellone 2019/2020 del Teatro de’ Servi (noi di The Parallel Vision facciamo orgogliosamente parte della giuria critica):

(s)punti forti: “Cara Professoressa” ha dalla sua parte la possibilità di raccontare situazioni note al pubblico, quasi confortevoli nella loro chiarezza. Potrebbe rappresentare una buona provocazione per costruire un dibattito efficace fra studenti, docenti e famiglie. 

(s)punti deboli: perché lasciare che i luoghi comuni e le situazioni al limite del verosimile possano soffocare uno spunto drammaturgico originale? 

(s)punti tecnici: ottime le musiche scelte. Interessante la proposta scenografica che permette ai 2 ambienti principali della casa (il salotto e la cucina) di dialogare fra loro e diventare protagonisti anch’essi della pièce proposta.  

(s)punti e basta: “Cara Professoressa” è uno spettacolo che stimola reazioni dissonanti. Chi si sentirà di giustificare comunque l’agire degli studenti e chi si schiererà dalla parte della professoressa? Le risposte che scegliamo sono lo specchio della società che abbiamo e di quella che ci potrà essere in futuro: agire o subire. Fate il vostro gioco.

Voto complessivo: 6

The Parallel Vision ⚭ _ Raffaella Ceres)
(Foto: © Luana Belli)

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