“Ogni volta che mi baci muore un nazista”. Non è una minaccia, semmai un augurio. In ogni modo, augurio o minaccia, viene da Guido Catalano, poeta performer torinese che ha chiamato così il suo ultimo libro di poesie. Scritti pieni d’amore, di baci, di donne e di gatti. Guido è in tour fino a metà maggio e toccherà tutta Italia, riempiendo teatri e palazzetti (a Roma arriverà il 23 marzo all’Auditorium – Parco della Musica), leggendo poesie. Abbiamo provato a scoprire come fa.
Partiamo dall’inizio. Sulla copertina, sotto al titolo, si legge “144 poesie bellissime”, eppure ce ne sono parecchie di più. Le altre non sono bellissime, o ti piaceva solo tanto il numero 144?
È un numero che mi piace in effetti. Ma la verità è che all’inizio erano davvero 144, poi sono aumentate. In realtà, ad oggi, non so esattamente quante siano.
Vecchioni, in uno dei suoi pezzi più belli, confessa che nelle donne ama il culo e il cuore. Nelle poesie tue c’è tanto delle donne: gambe, culo, capelli biondi, occhi azzurri, labbra, sguardi, sorrisi. Cosa ti piace delle donne?
Sono partito amando soprattutto il viso. M’innamoravo del viso delle ragazze. Poi maturando sono sceso. Ora ad esempio sono un appassionato delle gambe delle donne. Con tutto che, la cosa che mi fa veramente impazzire è una donna capace di farmi ridere.

In “Adelaide” c’è il tema dell’amicizia tra uomo e donna. Lei no, ma tu ci credi alla trombamicizia, ai friends with benefits?
Sì ci credo. Anche se ambisco all’ammore globale (con due m).
Sempre “Adelaide”, lei scrive poesie e non le fa leggere a nessuno. Perché dovrebbe? Non hai una risposta, in quella poesia. Tu perché scrivi poesie?
La sento come un’esigenza primaria, come il bere, il respirare, il dormire e il fare l’amore. Poi a un certo punto è diventato il mio lavoro, dunque scrivo anche per pagarmi l’affitto e le sigarette.

Di solito quelli della tua generazione quando scrivono, parlano di temi generazionali. Tema centrale nella poetica musicale e letteraria contemporanea. Perché tu non ne parli? (Insomma, ti stanno sulle palle i giovani?)
Affatto. Mi piacciono i giovani e per fortuna ho un pubblico piuttosto giovane. Io, tra l’altro, non sono più mica tanto giovane. Nelle mie poesie prediligo il tema dei rapporti tra persone. Spesso parlo d’amore. In generale cerco di capire come funziona la gente e dunque come funziono io.
Nelle tue poesie manca anche la politica. A volte sembra che ne parli, ma mai direttamente, come nelle poesie “Ogni volta che mi baci muore un nazista”, “Kalashnikov” o “Non possiamo baciarci per sempre”. C’è la politica o non c’è la politica nelle poesie tue?
Mi piace considerarmi, più che un poeta civile, un poeta penale. Dunque non affronto direttamente temi politici. Però parlo del mondo che ci circonda, dunque anche di politica, a modo mio.

Come accennavo, le tue poesie sono piene di baci, ma per trovare il fare l’amore si deve arrivare a pagina 58. È un fatto di tempi o di importanza?
Per me baciarsi rientra di tutto diritto nell’ambito amoroso sessuale. Parlo molto di baci perché sono felicemente ossessionato da questo bellissimo atto. Il primo bacio l’ho dato a un’età che non ci si crede. Un po’ in ritardo, insomma.
In “È Opinione Comune” io ci ho visto una citazione di “A Silvia” di Leopardi, quando dici che aspetti sulla panchina che lei appaia alla finestra, dietro una lampada. Un’altra, “Fiesta”, ha lo stesso titolo di una delle più famose poesie di Prevert. Ti ispiri a poeti classici? Chi? Perché?
Mi ispiro soprattutto ai cantautori, alle canzoni italiane e non. Amo molto Prévert, ma per il resto non direi che i poeti classici siano, per me, gran fonte di ispirazione. Mi ispira molto di più Charles Schultz dei Peanuts, rispetto al Leopardi.
Faccio il Marzullo. Alcune tue poesie sono fatte a dialoghi. La poesia come dialogo, o dialogo nella poesia?
I dialoghi son spesso pieni di poesia. Non i miei, dico, i dialoghi tra le persone. Per me una gran fonte d’ispirazione è data da quello che sento in giro, da quello che mi dicono e si dicono le persone. Spesso “rubo” frasi che ascolto in giro.
In “Come Venezia mangiata dal mare”, accenni al concetto di fede dicendo che serve per vedere le cose che non si vedono nemmeno con il microscopio. Cos’è la fede per Guido Catalano poeta performer?
Purtroppo non credo in Dio e invidio coloro che ce la fanno, dato che ho molta paura della morte e di quello che ci attende o non ci attende dopo.
Molte tue poesie, “Ciclicità” su tutte, sono simmetriche. La simmetria è importante in fotografia, pittura e cinema. È lo stesso in poesia?
Mi dà un senso di sicurezza, la simmetria. Credo sia per questo che alcune mie poesie hanno questa tendenza.
“Per essere un poeta sono troppo di buon umore”. Lo dici in “Si può morire di ciliegie?”. I poeti non dovrebbero scrivere solo quando sono tristi, come disse Tenco (che, infatti, citi in un’altra poesia)?
Il bello della poesia è che puoi scriverla quando sei triste e verranno un sacco di poesie tristi, ma anche quando sei allegro, innamorato, speranzoso e allora verranno poesie felici. L’importante è, insomma, provare emozioni. Vanno bene anche la paura, l’odio e la gelosia.

Perché questo libro, con le sue poesie, è pieno di gatti?
Perché adoro i gatti anche se attualmente non c’è nessun gatto nella mia vita.
In “L’ultimo treno” dici che il tuo mestiere è essere “un falsario di storie d’amore”, l’unico argomento di cui non sai nulla. È una falsificazione o è davvero questa l’essenza del mestiere del poeta oggi, ossia inventare storie d’amore per dare speranza, per dire che in qualche modo ancora c’è del bello?
La mia è una sorta di ricerca, credo. Scrivo tanto d’amore perché ho la sensazione di non avere ancora capito come funziona e, con tutta probabilità, non lo capirò mai. Detto questo, mi piace l’idea che le mie poesie d’amore diano un po’ di speranza a chi è in difficoltà.
Per chiudere, ché ti farei tante domande quante poesie hai scritto (più di 144, che è comunque un bel numero) una domanda sull’altra tua anima, quella di performer. La poesia non era quella cosa che si scriveva e si leggeva da soli, in silenzio, in intimità? Tu invece riempi locali e palazzetti di migliaia di persone.
Nasce tutto parecchi anni fa, quando trovai, come unico metodo per fare conoscere quello che scrivevo alla gente, l’uscire di casa e andare a leggere le poesie davanti alle persone. La cosa ha funzionato bene da subito e non ho più smesso. Credo che un certo tipo di poesia si presti naturalmente alla lettura ad alta voce e anche pubblica. Io vedo le mie poesie come canzoni con la musica e il ritmo incorporati.
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(© The Parallel Vision ⚭ _ Simone Zivillica)
Lo adoro. Mi piace per due motivi che lui stesso ammette: alcune poesie sono fatte di dialoghi perché spesso nei dialoghi c’è molta poesia; scrive sull’amore perché pensa di non avere ancora capito come funziona e che non lo capirà mai. Ecco, queste sono due pensieri così semplici che appartengono a tutti, per questo lui piace tanto.
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A marzo sarà a Roma. Presumo non te lo perderai 🙂 Se non sei di Roma, invece, al momento lui è in tour. Puoi controllare le date sulla sua pagina Facebook. Grazie del pensiero 🙂
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Vedrò grazie ☺
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Grazie a te, passa una bella serata 🙂
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Sicuramente 😂
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🙂
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