Come si sconfigge l’annuale baratro senza fine sanremese? Con un concerto dei Marlene Kuntz. Che purtroppo non capita quasi mai in concomitanza di Carlo Conti e soci, ma che quando arriva salva corpo e anima dal tunnel dell’orrore. Almeno per una sera.
Quella sera è stata giovedì 9 febbraio, quando Godano e compagni hanno suonato allo Spazio Novecento davanti a quasi mille persone eseguendo per intero “Il Vile” (CPI), loro secondo disco del 1996, proprio in occasione del ventennale.
Vivere i giorni di Sanremo e venire poi travolti dalla potenza di questo album è come quando muori di fame e ti compare davanti all’improvviso la vetrina di una pasticceria siciliana. Il tormento scompare. Parte un moto interiore. Torni presto alla vita.
Giovedì i Marlene hanno suonato duro. E bene. Come sempre. Nonostante l’acustica mediocre del posto, “Il Vile” mantiene una forza che, dopo 21 anni, è ancora lì che pulsa. E con lei anche tutto il pubblico presente, in larga parte reduci dei ’90 ma anche con parecchi nuovi e nuovissimi fan.

I Marlene stanno portando in giro per l’Italia il tour di “Onorate Il Vile” realizzando quasi ovunque il sold out. E questa è una bella notizia, perché evidentemente la gente ha ancora fame di grande musica. O forse è pessima, perché vuol dire che non c’è niente di meglio in giro e si deve pescare dal passato, da un disco di venti anni fa, da un rock e un modo di scrivere musica che forse non racconta più i nostri giorni, ma ci fa ricordare bene quelli lì.
Inutile dire come riascoltare dal vivo “Retrattile“, “Cenere“, “Ape Regina” e via dicendo sia stato un lunghissimo mantra benefico. Per tutti. Forse anche per i Kuntz stessi, che alla fine hanno suonato pezzi dell’ultimo “Lunga Attesa” (Sony) e chiuso il concerto con “Nuotando nell’Aria“, che si porta i suoi magnifici 23 anni ed è sempre più bella.
A giudicare dalle facce e dai commenti rubati a fine serata, tutto è andato come meglio non avrebbe potuto. Anche considerando il fatto che, con il Quirinetta chiuso, questo evento sarebbe saltato. Applauso ai ragazzi di Viteculture e a quelli di Spazio Novecento, quindi, che hanno salvato quasi mille vite umane dall’avvilente zapping sanremese.
(© The Parallel Vision ⚭ _ Paolo Gresta)