Lo chiameranno il Capo dei Capi. Anzi, in realtà lo è già. E nonostante voi siate maliziosi e pensate che mi riferisca a chissà quale losco figuro, qui invece si parla di alta, altissima cucina. Perché lui è Enrico Panero, Corporate Executive Chef di Eataly che da poco è diventato il capo di tutti gli chef di tutti gli Eataly store del mondo. Vi pare poco?
Ieri sera, per celebrare l’evento, Enrico ha cucinato per una platea selezionata di giornalisti e operatori del settore, giusto per dare un assaggio (in tutti i sensi) delle sua capacità e del suo modo di intendere l’alta ristorazione. Risultato? Un menù a cinque stelle, servito al terzo piano di Eataly Ostiense, da una brigata eccezionalmente valida e capace e con un servizio impeccabile.
Tanto lo so che a voi interessa una cosa sola. Per cui eccoli qui, i piatti che lo chef ha preparato per noi ieri. Un percorso enogastronomico chiamato “Tra Terra e Mare“, vini in abbinamento compresi:
Menù
– Benvenuto della cucina
– Lingua a colori d’acciuga
– Baccalà in panzanella
– Riso in parmigiana di gamberi
– La ricciola e l’orto
– Pesche e cioccolato
– caffè espresso
Vini in abbinamento
– Altalanga Gatinera 2003 (Fontanafredda, Piemonte)
– Vermentino Etichetta Nera 2015 (Cantine Lunae, Liguria)
– Albarola 2014 (Cantine Lunae, Liguria)
– Herzù 2013 (Ettore Germano, Piemonte)
– Barolo Chinato (Borgogno, Piemonte)
Due parole su Enrico Panero, ora, visto che per tanti motivi risulta una personalità davvero interessante nel panorama enogastronomico italiano e mondiale. Classe ’87, piemontese di Savigliano (Cuneo), tantissime esperienze altamente formative alle spalle (“Pinocchio” a Borgomanero, “Guido” a Pollenzo, “Isla de Lobos” a Lanzarote) e poi l’approdo al primo Eataly Store d’Italia, quello di Torino, nella brigata di GuidoperEataly-Casa Vicina.
Da lì a Eataly Tokyo e Eataly New York il passo è breve. Ma Enrico non si ferma mica e frequenta anche il “Del Posto” di Mark Ladner a Manhattan e l'”Asador Etxebarri” di Victor Arguinzoniz ad Atxondo, dalle parti di Bilbao. Per approdare infine a Firenze, sponda “Da Vinci“, sempre con Eataly. Due anni nella Città del Giglio e infine un nuovo trasferimento, questa volta qui a Roma, chiamato per un progetto a cui non si poteva dire no.