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Benessere: il linfedema, i rischi e le possibili cure

Il linfedema è una patologia caratterizzata da un aumento di volume di braccia o gambe e più raramente dei genitali

Benessere: il linfedema secondario, i rischi e le possibili cure

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Si è recentemente tenuto al Policlinico Gemelli IRCCS– Sala Medicinema la prima edizione del Lymphedema Day SICPRE.

Un evento itinerante organizzato dalla Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica.

La manifestazione ha avuto lo scopo di informare e sensibilizzare su questa malattia che provoca l’aumento del volume di un arto per alterazione del sistema linfatico.

Il linfedema: che cos’è e come si combatte

Il linfedema è una patologia caratterizzata da un aumento di volume degli arti, braccia o gambe, e più raramente dei genitali.

Nella maggior parte dei casi, il linfedema è secondario a interventi di asportazione dei linfonodi, la linfoadenectomia ascellare o inguinale.

Ma esistono anche forme congenite o infettive o post-traumatiche.

Secondo i dati raccolti da OMAR, Osservatorio Malattie Rare, in Italia ogni anno si registrano 40.000 nuovi casi di linfedema“.

Così la presidente della SICPRE, Dottoressa Stefania de Fazio.

Di questi, almeno la metà interessa pazienti sottoposti all’asportazione di linfonodi in seguito all’insorgenza di tumori“.

Tale asportazione determina poi stasi linfatica e quindi gonfiore cronico delle braccia e delle gambe“.

Il linfedema dell’arto superiore è una complicanza non rara degli interventi di mastectomia e svuotamento ascellare per carcinoma della mammella“.

Questo il commento della Professoressa Marzia Salgarello

È una malattia cronica e ingravescente. Questo vuol dire che accompagnerà la paziente per tutta la vita“.

La buona notizia, però, è che oggi possiamo fare molto per il linfedema“.

Come? Attraverso diverse tipologie di intervento:

  • terapie fisiche che vedono fisiatri e fisioterapisti in prima linea con la fisioterapia decongestiva, il bendaggio
  • utilizzo di un indumento compressivo su misura che va cambiato ogni 6 mesi
  • chirurgia plastica

L’obiettivo è scaricare la linfa verso la radice dell’arto“.

Curare il linfedema. Primo passo: controllare il peso corporeo

Il primo passo per la cura del linfedema è il controllo o la riduzione del peso corporeo” continua la Professoressa Salgarello

Ogni terapia, poi, deve essere personalizzata sul singolo paziente“.

Se occorre, s’interviene con la chirurgia microscopica di altissima specializzazione, con incisioni di circa 2 centimetri, paragonabili ai tagli praticati per togliere un neo“.

L’impatto sul paziente è perciò minimo“.

In una persona sana la linfa viene scaricata nel sangue venoso dopo un lungo percorso che attraversa i canali linfatici di tutto il corpo ed i linfonodi fino al collo“.

Dopo l’asportazione dei linfonodi per terapia oncologica, la linfa non può essere scaricata e pertanto “intasa” i tessuti dell’arto interessato“.

L’intervento chirurgico mira quindi a riconoscere i piccoli vasi linfatici ancora funzionanti e creare un bypass per riversare la linfa nella piccola vena“.

“Una patologia a lungo trascurata”

Il linfedema è una patologia che è stata a lungo trascurata” spiega sottolinea la Professoressa Adriana Cordova, Ordinaria di Chirurgia Plastica presso l’Università di Palermo.

Oltre che Responsabile dell’ U.O.C di Chirurgia Plastica Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Giaccone di Palermo.

E membro del direttivo della BABC Italia Onlus.

Ancora oggi molte donne la accettano senza nemmeno segnalarla al medico“.

Conoscendo la patologia, in molti casi c’è la possibilità di prevenirla, concentrando l’attenzione sul braccio“.

In seguito a linfoadenectomia (e specie nei casi di radioterapia dell’ascella) il braccio va trattato con estrema delicatezza, come se fosse di cristallo“.

Ciò vuol dire, ad esempio, evitare iniezioni. In caso di prelievi di sangue per controlli di routine si devono utilizzare vie di accesso alle vene di altre sedi“.

Il trattamento del linfedema secondario, conseguenza del tumore al seno, necessita di un approccio multidisciplinare e delle figure del fisiatra e del fisioterapista” conclude Cordova.

Che, proprio per questo, sono ormai entrati a far parte a pieno titolo delle breast unit“.

The Parallel Vision ⚭ ­_ Redazione)

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