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Spettacoli a Roma, recensione: “Sesto potere”

Le persone si mostrano per ciò che sono o diventano il “prodotto” di una società che costringe a tirar fuori il peggio di sé?

Spettacoli a Roma, recensione: “Sesto potere” all’A. Jovinelli

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Si chiama “Sesto potere” ma in maniera larvata l’ultimo non esclude i primi 5. 

Si parla tanto dei poteri forti, ma quali sono?

  • Primo potere: legislativo
  • Secondo potere: esecutivo
  • Terzo potere: giudiziario
  • Quarto potere: stampa
  • Quinto potere: la televisione
  • Sesto potere: internet e i social. Il più infimo, il più pericoloso e pernicioso

Lo spettacolo di Davide Sacco punta a mettere in luce proprio questo aspetto molto spesso sottovalutato dalle masse e tanto praticato.

Ma per chi ne fa uso anche tanto “invisibile”.

Intendiamoci, non è l’azione in sé a essere invisibile (e quindi non la causa) ma le conseguenze che ne derivano (l’effetto).

Questo ovviamente vale per chi ne è l’artefice che, il più delle volte, agisce in maniera incosciente credendo di essere cosciente di quello che fa.

Spettacoli a Roma: “Sesto potere” all’Ambra Jovinelli

Tutto inizia con un frame.

Una ragazza di età indefinita parla con un individuo di età altrettanto indefinita che le chiede cosa farebbe al posto suo.

La risposta è: “Quello che faresti tu”. Il mistero si scoprirà solo nella scena finale.

La ragazza (Nina Torresi) fa parte di un gruppo di giovani (Cristiano Caccamo e Matteo Cecchi) che parteggia per il partito di destra.

Le elezioni sono imminenti e compito dei 3 è creare false notizie per manipolare la campagna elettorale.

I sondaggi a favore del partito crollano drasticamente l’ultima sera del silenzio elettorale.

Walter Malosi (Francesco Montanari), un giornalista televisivo, attacca infatti in diretta il vicesegretario del partito (Lorenzo Gioielli).

I ragazzi capiscono subito di essere spacciati e in meno di pochi minuti realizzano che l’unica soluzione da adottare non è più quella di costruire fake news sul partito di sinistra.

Ma di screditare direttamente l’immagine del giornalista.

Così investono velocemente migliaia di euro e fanno circolare in rete la notizia che Malosi ha preso dei soldi dalla sinistra per pilotare la campagna elettorale.

Il finale è amaro e sofferto, deplorevole e tristemente attuale. 

Quale tra tutti è il potere maggiore?

Davide Sacco ci ha ormai abituati a riflettere su quelli che sono i temi sociali e politici che viaggiano di pari passo – e incidono – con il lato psicologico dei personaggi.

Tante sono le domande che si affastellano al termine di ogni sua rappresentazione.

Una fra tutte:

ma le persone si mostrano davvero per ciò che sono oppure il loro essere è il “prodotto” di una società che costringe l’individuo a tirare fuori il peggio di sé? 

Caratterizzazioni (malvagie) dell’individuo che si sono riscontrate nella scorsa stagione con “L’uomo più crudele del mondo” (con protagonisti sempre Montanari affiancato sul palco da Lino Guanciale).

Qui il ruolo di vittima e carnefice era molto sottile tanto da confondersi tra loro.

Ruoli questi reiterati anche in “Sesto Potere“.

Si parte col fare intendere al pubblico che “il gioco” sia in mano a Malosi, abile giornalista che sa come convincere e ammaliare le folle in quanto sa svolgere in maniera eccellente il suo mestiere.

Per poi però convincersi del contrario.

Ci si chiede allora qual è il potere (o la forza) maggiore? La televisione o internet?

Nel tempo contemporaneo non è forse l’ultimo potere ad aver scavalcato il quarto e il quinto e ad aver recuperato il gradino dopo il terzo potere?

La scenografia e le luci

Lo spettacolo è suddiviso in 3 capitoli:

  1. odio
  2. denaro
  3. vendetta

A pensarci bene sono i 3 elementi su cui si regge il sesto potere e su cui è costruita l’intera vicenda. 

La scenografia è povera.

Uno schermo televisivo (ciò che viene proiettato sulla quarta parete in realtà è ciò a cui assistono i 3 ragazzi in televisione durante la trasmissione di Malosi), una TV e una poltrona. 

Interessante è il gioco di luci curato da Luigi Della Monica che tende a far sparire e comparire la presenza degli attori – o artefici  – sul palcoscenico.

Proprio come a voler riprodurre la realtà che tutti conosciamo a teatro.

Chi si cela dietro i social è spesso gente che non si conosce.

I cosiddetti haters, hacker, manipolatori, blogger, tiktoker, youtuber che sembrano aver preso il sopravvento sul mondo con lo strumento che si ritiene più innocuo: la parola. 

Si assiste ogni giorno a un vero e proprio lavaggio del cervello.

Come si “realizzano” fake news così si è arrivati a “realizzare” il mondo virtuale.

L’unico rimasto possibile da vivere e abitare dove cercare la verità diventa un compito sempre più arduo.

The Parallel Vision ⚭ ­_ Costanza Carla Iannacone)

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