Cultura

Intervista: Miriam Fricano, “Mai dimenticare di volersi bene”

Intervista: Miriam Fricano, “Non bisogna dimenticare di volersi bene”

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Miriam Fricano

Miriam Fricano è una giovane attrice siciliana che ha recentemente affiancato Antonio Rezza e Flavia Mastrella in “Hybris” al Teatro Vascello.

Partita da Palermo e sbarcata a Roma 11 anni fa ma con l’idea di “fuggire ancora più lontano“, Miriam prenderà parte al prossimo film di Gaetano Di LorenzoUn destino migliore”.

Dove interpreterà la figlia della protagonista.

Nel frattempo porta avanti diversi progetti artistici tenendo a mente che bisogna “essere sempre pronti, preparati e sensibili d’animo per saper afferrare le occasioni“.

E che solo stando bene con sé stessi “si riesce a cogliere ciò che si presenta“.


Mi racconti da dove nasce la storia artistica di Miriam?

Mi sono trasferita a Roma dopo il liceo per frequentare la facoltà di Giurisprudenza, avevo intrapreso la doppia laurea in lingua francese, l’idea era quella di fuggire ancora più lontano.

Poi al secondo anno ho investito tutti i soldi risparmiati durante l’adolescenza in quello che volevo fare realmente.

Mi iscrissi alla mia prima accademia. I miei genitori non erano al corrente. A gennaio 2014, per il mio primo spettacolo, glielo dissi. Mio padre non la prese benissimo.

Cominciai a studiare per ciò che volevo diventasse il mio lavoro.

Per un genitore la carriera artistica è una perenne preoccupazione. Per la non stabilità, il “non posto fisso”. Perché purtroppo, non viene ritenuto un lavoro.

Ma lo è e come tale dovrebbe essere considerato. Come tutti i percorsi comporta sacrifici, perseveranza e tenacia.

Amo ciò che ho scelto di fare, in tutte le sue mille sfaccettature.

Cambiare costantemente situazioni, luoghi, personaggi, persone. Colleghi sempre nuovi con cui poter lavorare e sperimentare.

Osservo le vite, le storie e le relazioni in cui l’essere umano si trova quotidianamente per poi riportarle anche in piccoli dettagli sul palco o sullo schermo.

Da quanti anni fai questo lavoro? E da allora com’è cambiato il tuo modo di intraprendere iniziative artistiche?

Sono 11 anni che vivo a Roma e da 10 ho deciso che questo sarebbe stato il mio lavoro.

Con gli anni ho cambiato il modo di vedere le cose, di approcciarmi ai provini e alle situazioni.

Ho imparato che paradossalmente quando si iniziano a mollare le tensioni, le paure e le ansie cominci a raccogliere ciò che stavi seminando.

Con gli anni ho anche imparato a propormi meno timidamente nelle occasioni che si presentavano.

Viviamo bombardati da continui input frenetici dove mi sembra di sfuggire al tempo e trovarmi sempre un passo indietro.

Così ho cambiato “mentalmente” il modo di approcciarmi alle iniziative artistiche. Questo mi porta a essere più ricettiva possibile sia nelle scelte che nella creatività.

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Hai lavorato recentemente nell’ultimo spettacolo di Antonio Rezza e Flavia Mastrella “Hybris” al Teatro Vascello. Che esperienza è stata?

È stata un’esperienza straordinaria. Un mese importante, unico, arduo, potente!

Ritrovarsi sul palco del Vascello accanto ad Antonio e ogni sera di fronte a 400 spettatori è un’emozione indescrivibile. 

Sono grata ad Antonio e Flavia per la totale fiducia che hanno riposto in me. Sono unici sia da un punto di vista lavorativo che umano. 

Quando inizi la formazione artistica immagini e sogni i grandi palchi, la platea sempre piena, il calore del pubblico.

Il piacere di stare in scena all’interno di un qualcosa in cui credi e ne vai fiero e immagini anche i grandi nomi con cui vorresti lavorare.

Antonio e Flavia hanno sempre fatto parte di quei grandi artisti che stimo.

Ritrovarsi, poi, realmente all’interno di un loro spettacolo è stata adrenalina allo stato puro. 

Ho avuto anche modo di stare in scena con Maria Grazia Sughi, importante attrice del panorama teatrale italiano.

In più avevo altri 7 colleghi che mi hanno fatto sentire parte integrante del gruppo sin da subito.

Inoltre, dietro a uno spettacolo ci sono i tecnici, l’ufficio stampa, lo staff del teatro e con tutti si è creato un bellissimo legame lavorativo e umano. 

So che c’è un progetto legato al mondo del cinema che ti coinvolge. Puoi dirmi qualcosa in più? 

Prenderò parte al prossimo film del regista Gaetano Di Lorenzo dal titolo “Un destino migliore” e interpreterò la figlia della protagonista.

Avrò la possibilità di recitare con degli attori professionisti che ammiro tanto.

Il film affronta diverse tematiche sociali: quella della scuola, del rapporto genitori-figli, delle relazioni umani e altro.

Sin dalle prime battute lette per il provino mi sono immersa nella storia e nel personaggio.

Avvicinarsi alle cose da diverse angolazioni può darci la possibilità di affrontarle, poi, nella quotidianità. 

Ovviamente ogni parola in più sarebbe uno spoiler e quindi no, ma ti aspetto al cinema quando uscirà! 

Al momento di cosa ti stai occupando?

Attualmente ho diverse collaborazioni in atto.

Tra i registi con cui collaboro c’è la Compagnia Frosini/Timpano, conosciuti personalmente attraverso un workshop nell’autunno 2021 e dopo qualche mese è iniziata la collaborazione.

Conoscevo già i loro spettacoli e il loro stile.

L’uso della parola, dei testi, della scrittura di Elvira e Daniele mi hanno sempre affascinata.

Sono degli artisti a 360 gradi che stimo moltissimo, delle persone fantastiche dall’animo sensibile!

Per me sono un punto di riferimento per la mia crescita artistica e professionale.

Con loro ho avuto la possibilità di conoscere Francesca Blancato, aiuto regista della loro compagnia.

Nello scorso autunno ho preso parte, come aiuto-regista, al suo ultimo spettacolo arrivato finalista al Premio Dante Cappelletti al Teatro India.

Attualmente sono inoltre impegnata con un lavoro di coaching all’interno di una serie tv Rai che andrà in onda nel prossimo autunno.

Parlami delle iniziative che hai in mente per i prossimi mesi

Ho molte idee e collaborazioni. Nello specifico sto lavorando a un paio di esse, richiederanno tempo, maturazione e trasferte di “creazione” in diverse città. 

Uno dei progetti è molto personale e attraverso la collaborazione con Gioia Battista, drammaturga, stiamo creando un “qualcosa” che porterà a un nuovo lavoro su alcuni temi a me cari.

Ma da artista un po’ scaramantica preferisco non approfondire fin quando non si saranno raggiunte delle fasi avanzate nei vari progetti. 

Poi con gli anni ho imparato a puntare sempre a grandi obiettivi ma cercando di rimanere nel presente delle cose e nella loro avvenuta concretezza.

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Dimmi un progetto artistico di cui vai particolarmente fiera

Ci sono diversi progetti a cui sono particolarmente legata e ognuno di loro ha una parte del mio cuore.

Tutte queste collaborazioni iniziano perché ci credo e rappresentano una parte di me.

Una a cui sono legata, in particolar modo, è il mio primo cortometraggio come regista, “Stai là!”.

Ma “mio” è un aggettivo che non amo per niente.

Infatti è stato un corto indipendente nato da un bisogno, un’esigenza lavorativa e artistica con un gruppo di colleghi di tornare dietro e davanti la macchina da presa durante i primi lockdown.

Così abbiamo creato tutti insieme questo progetto.

Unendo i vari reparti che portano alla realizzazione di un corto e creando nuovi contatti e nuovi legami.

Il tema trattato riporta alla luce lo stato d’animo vissuto durante l’emergenza sanitaria.

Come l’attore si prepara prima di “giocare” in scena, i protagonisti ripercorrono, attraverso un gioco dell’infanzia, l’arco temporale di un anno critico per il settore dello spettacolo.

In un mondo privo di colori si ha la sensazione di dover rivivere l’immobilità fisica e creativa.

Il futuro appare lontano e inafferrabile. La rinascita si cela dietro le sbarre.

C’è una cosa che un’attrice non deve mai fare e un’altra invece che va sempre fatta? 

Ho scelto un lavoro dove non ci sono delle regole scritte sul cosa e come farlo praticamente, tutto varia da molteplici e innumerevoli fattori.

Questo è un lavoro fatto di incontri casuali che portano a nuove strade.

Credo molto nell’interagire con gli altri dove ognuno ha una propria storia, sensibilità e vissuto che può arricchire la propria vita.

Bisogna essere sempre pronti, preparati e sensibili d’animo per saper afferrare le occasioni.

Inoltre non bisogna mai dimenticare di volersi bene perché ho imparato che stando bene con sé stessi si riesce a cogliere ciò che si presenta.

Un mio insegnante e regista durante l’accademia mi disse che “per fare questo lavoro devi voler stare bene”. Con gli anni ho capito cosa intendesse dire.

Cosa fare: essere pronte e sensibili.

Cosa non fare: dimenticare di volersi bene.

Mi descriveresti il lavoro artistico di Miriam Fricano con un’immagine e con 3 parole? 

Una tela con il fondo bianco e tutti i pennelli e i colori a disposizione.

Emozioni, ossimoro, curiosità.

The Parallel Vision ⚭ _ Paolo Gresta)

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