Cultura

Intervista: Melania Fiore, “La mia arte nasce dall’amore”

Intervista: Melania Fiore, “La mia storia artistica nasce dall’amore”

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Melania Fiore

Ecco dove nasce la mia storia artistica: dall’amore“. Firmato Melania Fiore.

Drammaturga, attrice, regista e autrice, ma anche musicista, Melania è attualmente impegnata a Siviglia dove sta provando una “Antigone” assieme a un cast italiano e spagnolo.

Contemporaneamente l’artista sta portando avanti i suoi spettacoli da solista e parteciperà a breve alla nuova edizione del Festival Dantesco Universitario Internazionale di Roma Tre.

Progetti che rappresentano solo una minima parte di tutte le iniziative culturali e creative di cui l’attrice sarà protagonista nei prossimi mesi.

Lei stessa che vive la sua parabola professionale come “un turbine, una giostra impazzita, una giornata piena di colori” in cui “non c’è stato mai un momento uguale all’altro“.


Mi racconti da dove nasce la storia artistica di Melania? 

C’era una volta una bimba con un cappottino bianco, gli occhi molto azzurri e la testa molto bionda che non vedeva l’ora di imparare a scrivere per poter mettere su carta tutte le favole e le storie che le raccontavano le adorate zie e la mamma.

A un certo punto, lo ricordo ancora oggi, riempivo i quaderni di segni incomprensibili pur di scrivere.

Quando finalmente imparai, qualche tempo dopo iniziai con i racconti e a 11 anni vinsi il premio “Seghetti Giovani” per la Letteratura.

A 14 anni scrivevo romanzi di cappa e spada e molte poesie.

A 20 la mia prima commedia teatrale.

Tutto questo grazie alle persone più importanti della mia vita:

  • mia madre, che mi ha insegnato il valore della cultura instillandomi la passione per i libri, la scrittura, il cinema
  • le mie zie, che mi hanno cresciuto mentre studiavano all’università e la sera per addormentarmi mi leggevano i miei libri preferiti
  • mio padre, che mi ha insegnato tutto quello che so sulla musica e il mio lato comico, grottesco e ironico. Quella maschera che tante volte mi ha procurato successi la devo a lui

A mia madre devo la passione viscerale del teatro, un amore che dura da oltre 20 anni.

Da piccola mi portavano al Teatrino di Pulcinella al Gianicolo dove m’incantavo davanti alle marionette che spuntavano da quella scatola magica.

Ricordo poi in modo piuttosto nitido, se chiudo gli occhi, la primissima volta che mi portarono al Teatro Tenda, a Roma: facevano “La Tempesta” di Shakespeare. Avevo 7 anni.

Si può dire che non sono più uscita da lì. O meglio sono uscita e rientrata da diverse porte che aprendole mi hanno condotto faccia a faccia con tante sofferenze, ma anche tanta felicità.

Ecco dove nasce la mia storia artistica: dall’amore.

Siccome poi mi sembrava che scrivere fosse bellissimo ma una sorta d’atto artistico incompleto che non esprimeva appieno tutta la creatività che mi esplodeva dentro, iniziai a 9 anni a studiare pianoforte e danza classica.

A 15 anni iniziai il mio viaggio nel mondo del teatro.

Prima al liceo poi all’Università, al Teatro Ateneo della Sapienza con Kathrine Marchand del Living Theatre, Carlo Quartucci e Carla Tatò.

A 20 anni dopo un provino andato a buon fine iniziai la scuola del grande Mario Scaccia.

Allora ricordo si chiamava “Scuola d’Informazione Teatrale”, ma era molto di più di questo.

Era una vera e propria “bottega teatrale” di formazione, funzionava come un’accademia, con bravissimi insegnanti, orari rigidi, regole ferree.

E tutte le materie, compresa un’ampia pratica scenica ed esami finali.

Quella è stata molto più di una scuola e Mario fu per me un Maestro, un padre, un amico, un compagno di scena insostituibile.

Così inizia la mia storia.

Da quanti anni fai questo lavoro? E da allora com’è cambiato il tuo modo di intraprendere iniziative artistiche?

Questo lavoro lo faccio da 20 anni.

La mia prima scrittura fu appunto con Mario Scaccia con la Compagnia Molière ne “Gli Innamorati” di Goldoni.

Poi seguirono tantissimi altri spettacoli tra cui:

  • “Chicchignola” di Ettore Petrolini al Teatro Parioli di Roma
  • “Alcyone” di Gabriele D’Annunzio
  • “Questacosaviventedettaguidogozzano”, Teatro Comico e no

In questi ultimi 2 ero anche pianista.

A 27 anni scrissi il mio primo vero spettacolo, “La Terrazza”, di cui feci la regia e che produssi io stessa.

Quello fu solo il primo di una lunga serie che produssi con la mia Compagnia Onde in Palcoscenico, fondata da me e Gaia Piras nel 2008.

Ricordo che nonostante la mia giovane età riuscii a fare un bel lavoro di pubblicità e lo spettacolo ebbe molto successo e un buon rientro economico.

Col tempo trovai diverse persone che credevano in me, disposte a investire sul mio lavoro artistico. E di questo sono tanto felice.

Quando produttori, organizzatori, registi mi chiamano e mi dicono che hanno pensato a me per questo o quel progetto è sempre una bella emozione.

Certamente oggi i tempi sono cambiati: produrre uno spettacolo è estremamente più complesso specie se ci sono tanti attori. 

Diciamo proprio che la figura del produttore che investe su uno spettacolo e sugli attori ha subito molte evoluzioni a causa anche delle terribili contingenze che ci siamo trovati ad affrontare.

Ho scoperto quasi per caso un mezzo d’espressione nuovo e diverso: il monologo.

Da sempre il mio habitat naturale era il teatro, ma ero cresciuta nelle compagnie e quindi era una sfida nuova per me.

Fu bellissimo e avvincente affrontare il palcoscenico da sola. Adrenalina pura.

Vinsi il Festival Schegge d’Autore come Migliore Attrice Protagonista del mio testo “Tutto il mio Amore”.

Da lì poi vinsi molte sfide e parecchi premi con diversi monologhi scritti, diretti e interpretati o da me o da grandi autori come Giuseppe Manfridi o Enrico Bernard.

Ora oltre a continuare la mia carriera d’attrice solista sto collaborando con una compagnia fantastica diretta dal bravissimo regista Giuseppe Argirò.

Nel cinema ho realizzato un grande sogno lavorando con Paolo Sorrentino ne “La Grande Bellezza” che ha vinto l’Oscar come Miglior Film Straniero nel 2014.

Poi ho recitato in piccoli ruoli per la televisione e ho interpretato diversi cortometraggi e film indipendenti, l’ultimo nel 2022, “Chondros“.

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Al momento di cosa ti stai occupando?

Ho terminato da poco “Le Baccanti” di Euripide con la regia di Giuseppe Argirò al Teatro Arcobaleno Stabile del Classico di Roma.

Un testo straordinario e complesso. Lo spettacolo ha avuto un bellissimo riscontro di pubblico ed è stata un’esperienza davvero magica.

Di certo lo riprenderemo quest’estate in tournèe.

Ora sto studiando un altro meraviglioso testo classico, l’”Antigone“, nell’adattamento di Alessandro Pertosa e la regia di Andrea Anconetani.

Insieme a loro e a un cast italiano e spagnolo sono a Siviglia dove “nascerà” lo spettacolo.

Io interpreterò Antigone e sono emozionatissima.

Contemporaneamente porto avanti i miei spettacoli da solista.

Parlami delle iniziative che hai in mente per i prossimi mesi

Oltre a quelli che ti ho detto, ho in progetto altri spettacoli molto belli con la regia di Giuseppe Argirò. E “Isabella Andreini. La Comica Gelosa” scritto e diretto da Enrico Bernard.

Un altro progetto a cui tengo moltissimo.

Poi i miei monologhi, tra cui “Alice nel Regno della Realtà” con cui ho vinto il Bando Pubblico 2022 per Spettacoli dal Vivo della Città di Roma Metropolitana.

Sono stata anche scelta (notizia fresca fresca) per interpretare uno spettacolo alla mia Università Roma Tre al Festival Dantesco Universitario Internazionale.

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Dimmi un progetto artistico di cui vai particolarmente fiera

Tanti! Non voglio fare una graduatoria ma davvero, quasi tutti i progetti che ho fatto negli ultimi anni avevano qualcosa che mi ha reso particolarmente fiera.

Di certo debuttare a Sarsina con “Rudens” di Plauto con la regia di Argirò, accanto a grandi attori e poi a Segesta in uno dei teatri più belli e antichi del mondo è stato un sogno ad occhi aperti.

Ma lo è stato anche vincere con un mio spettacolo il prestigioso Bando di cui sopra.

Cosa che mi ha dato l’opportunità d’usufruire di un finanziamento pubblico per dare forma ai miei sogni e recitare in location splendide.

Come lo è stato interpretare la “Castellana” di Giuseppe Manfridi col teatro strapieno.

E “Mary Shelley” di Enrico Bernard a Capri nella splendida cornice della Villa Lysis.

C’è una cosa che un’attrice non deve mai fare e un’altra invece che va sempre fatta?

Crederci sempre.

Non è una frase retorica ma un sintagma indispensabile che contiene l’assoluta esigenza di non fare il contrario: non arrendersi mai, non mollare la presa.

E poi studiare, studiare, studiare e ancora studiare.

Mi descriveresti il lavoro artistico di Melania Fiore con un’immagine e con 3 parole?

È difficile perché non c’è mai stata una fase statica, è stato sempre un crescere, imprevedibile, folle.

Un turbine, una giostra impazzita, una giornata piena di colori, non c’è stato mai un momento uguale all’altro.

Non riesco a darti 3 parole, non sarei sincera.

Anche perché come avrai letto ho vissuto l’arte a 360 gradi in tutte le sue sfaccettature.

Ti dico invece 3 quadri che potrebbero rappresentarla, guarda caso i miei preferiti:

  1. Il Dominio di Luci” di René Magritte
  2. Notte Stellata” di Vincent Van Gogh
  3. Convergenza” di Jackson Pollock

E anche “Tempesta sul Mare di Notte” di Ivan Aivazovsky.

Forse in quelle onde minacciose e in quel cielo cupo che però si apre improvvisamente su una luna piena che pare rischiare con la potenza della sua meravigliosa luce c’è il senso ultimo del teatro per me.

The Parallel Vision ⚭ _ Paolo Gresta)

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