Intervista: Giada Prandi racconta “Anna Cappelli” al Cometa Off

Mancano pochi giorni alla prima di “Anna Cappelli“, lo spettacolo diretto da Renato Chiocca e firmato da Annibale Ruccello di cui sarà protagonista Giada Prandi.
Il nuovo allestimento di questo importante evento culturale romano sarà ospitato dal Teatro Cometa Off da martedì 28 febbraio a domenica 5 marzo 2023.
In attesa dell’esordio ho scambiato 4 chiacchiere con Giada parlando nel dettaglio della sua formazione, di una parabola artistica in piena ascesa e dei progetti futuri a cui sta lavorando.
Sottolineando come “in questo spettacolo credo di aver raggiunto una maturità attoriale che inseguivo da molto tempo“.
Non resta che andare a godersi la sua peculiare interpretazione di un personaggio complesso e affascinante come quello di Anna nello storico spazio testaccino.
Mi racconti da dove nasce la storia artistica di Giada?
Sicuramente dalla mia infanzia, infatti sono cresciuta in una famiglia di appassionati di cinema, di teatro e di viaggi.
I miei genitori mi portavano molto spesso a vedere film, spettacoli e viaggiavamo parecchio durante l’estate.
Incontravamo gente di tutti i tipi e io ero sempre molto affascinata da tutta questa umanità.
Casa nostra poi era un porto di mare: gli amici di mio padre erano sicuramente personaggi non convenzionali, lui non è mai stato attratto dalle persone “normali “e forse neanche io.
Penso che tutti questi elementi abbiano contribuito a far nascere in me la passione verso la recitazione.
A 14 anni ho fatto il mio primo corso di recitazione e da allora non ho mai smesso di recitare.
A 19 anni superai le varie fasi all’Accademia nazionale d’Arte drammatica Silvio d’Amico e poi una volta terminata l’Accademia ho iniziato a lavorare.
Da quanti anni fai questo lavoro? E da allora com’è cambiato il tuo modo di intraprendere iniziative artistiche?
Faccio questo lavoro da oltre 15 anni dividendomi tra teatro, cinema, tv e radio.
Ora sono diventata molto più operativa e intraprendente anche sul fronte produttivo e organizzativo.
Ho capito quanto sia importante dar vita a progetti propri investendo nelle cose in cui uno crede.
Mancano pochi giorni al debutto di “Anna Cappelli”, una grande sfida per te visto che in passato il testo è stato interpretato da Anna Marchesini e Maria Paiato
Si è stata una grande sfida poiché il testo è molto impegnativo e appunto è stato interpretato in passato da grandi attrici.
Quando Renato (Chiocca, regista dello spettacolo, ndr) mi ha proposto di interpretare questo personaggio dicendomi che secondo lui potevo essere giusta per questo ruolo, sono stata molto felice.
Ma confesso che ero anche un po’ spaventata perché è un personaggio molto complesso, pieno di contraddizioni che si muove tra tragedia e commedia.
Poi mi sono detta: lo voglio fare con tutta me stessa, poiché la visione che mi proponeva Renato era molto interessante.
E ho sentito che avremmo potuto creare qualcosa di personale e originale.
Raccontami come hai lavorato a questo personaggio
Insieme al regista abbiamo lavorato moltissimo in questi mesi soffermandoci sui dettagli e sulle sfumature del testo.
Andando poi in profondità nella costruzione di questo personaggio, cercando di entrare nella sua testa per raccontarla in tutti i suoi pensieri e in tutte le sue emozioni.
Riuscire a trovare altre sfumature e chiavi di lettura di un personaggio così complesso e sfaccettato è stata la nostra sfida.
In questa nostra versione astratta ma al tempo stesso carnale ci siamo messi in ascolto di Anna.
L’intento era capire le ragioni della sua trasformazione e anche l’origine del suo carattere, delle sue nevrosi, delle sue inquietudini, della sua fragilità, del suo lato più oscuro.
Per poterlo fare abbiamo scelto di lavorare in sottrazione spogliando l’intera messa in scena di qualunque orpello per far emergere l’anima e l’essenza di Anna.
In questo senso la scenografia di Massimo Palumbo, le luci di Gianluca Cappelletti, i costumi di Anna Coluccia e le musiche di Stefano Switala riflettono perfettamente questa cifra stilistica.
Contribuendo ognuno da angolazioni diverse a creare lo spazio vitale all’interno del quale la nostra Anna ha potuto prendere forma.

Secondo te Anna è ancora in grado di raccontare dagli anni ’60 qualcosa di contemporaneo ai ragazzi di oggi?
Assolutamente sì.
Anna è un personaggio universale, una donna che fatica a vivere in un tempo di profondi mutamenti storici e sociali.
Credo che questo sia un problema anche di tanti ragazzi di oggi che con difficoltà riescono ad aderire a una realtà sempre più liquida e sfuggente.
Una realtà fatta di relazioni virtuali e mutamenti sempre più repentini da cui è facile essere disorientati.
Com’è stato il lavoro col regista Renato Chiocca?
È stato un lavoro di ricerca, di studio e di ascolto favorito dal tanto tempo che abbiamo avuto a disposizione durante la lunga pausa lavorativa imposta dalla pandemia.
È stato un percorso creativo molto stimolante il nostro, in cui siamo riusciti a far dialogare al meglio le nostre personalità artistiche.
Siamo 2 persone molto esigenti e abbiamo lavorato senza risparmiarci cercando di stimolarci a vicenda.
Renato Chiocca ha sempre accolto le mie proposte cercando di valorizzarle al meglio, spronandomi in continuazione a trovare nuovi impulsi.
Parlami delle iniziative che hai in mente per i prossimi mesi
Ho collaborato a un progetto teatrale portoghese molto interessante che si chiama “Take my Breath Away” con la regia di Sonia Barbosa.
Sto per girare un cortometraggio con un regista giovane molto talentuoso.
E poi stiamo organizzando una tournée estiva per Anna Cappelli.
Nel frattempo faccio provini per cinema e televisione.
Dimmi un progetto artistico di cui vai particolarmente fiera
Ho fatto molte cose di cui sono orgogliosa nella mia carriera, ma “Anna Cappelli” è sicuramente uno dei progetti di cui vado più fiera e a cui oggi mi voglio dedicare.
In questo spettacolo credo di aver raggiunto una maturità attoriale che inseguivo da molto tempo.
Le repliche fatte fino ad ora in giro per l’Italia sono state accolte molto bene da pubblico e critica.
Vogliamo fare di tutto perché questo spettacolo abbia vita lunga e sia visto da più persone possibili.
C’è una cosa che un’attrice non deve mai fare e un’altra invece che va sempre fatta?
Secondo me il mestiere dell’attore è un mestiere di studio e di ricerca continua.
Ricerca di nuove tecniche, di nuovi stili, ma anche una ricerca di sé stessi e di un’identità artistica che deve continuare a evolvere nel tempo.
Per cui direi che un’attrice deve sempre cercare e scavare.
Una cosa che invece un’attrice non deve mai fare è quella di prendersi troppo sul serio e smettere di divertirsi.
Fai un invito personale al pubblico del Cometa Off!
Vi aspetto al Cometa Off, un luogo in cui si è sempre respirata tanta emozione… Non a caso anche un autore straordinario come Mattia Torre lo ha scelto per i suoi spettacoli.
Poter portare “Anna Cappelli” in scena qui è per noi motivo di orgoglio…
Ci auguriamo di lasciare al pubblico che verrà nuove emozioni!
(© The Parallel Vision ⚭ _ Paolo Gresta)