Attenzione all’ambiente e aiuto ai più deboli: nasce Il Gin del Vicolo

Un albero piantato ogni 10 bottiglie vendute e il 3% di tutte le transazioni donato al canile Il Rifugio delle Code Felici.
Questo è il biglietto da visita de Il Gin del Vicolo, una nuova etichetta di distillati tutta romana firmata da Federico Morelli che ha deciso di fare dell’attenzione all’eco-sostenibilità e al sostegno sociale i suoi cavalli di battaglia.
Senza dimenticare la ricerca costante della qualità del prodotto e il legame con il territorio e le tradizioni romane.
Federico mi ha parlato di come e di quando è arrivata la sua “illuminazione”, dei progetti per il futuro e della voglia di fare davvero la differenza impattando sul tessuto sociale della Capitale.
Federico com’è nata l’idea di Gin del Vicolo?
L’idea è nata nel parcheggio di un centro sportivo romano.
Ero con 2 ex colleghe che decisero di darmi come regalo di compleanno una bottiglia di gin chiamandola “Il Gin del Moro”, che sarebbe l’abbreviazione del mio cognome.
La bottiglia l’avevano ordinata su un sito che si occupa di creare distillati in base al proprio gusto e facendo scegliere il nome da mettere sull’etichetta.
Nel momento esatto dell’apertura della scatola, appena ho capito cos’era, ho iniziato a sentire ovattato e vedere offuscato.
Praticamente la stessa cosa che succede in una scena del film “Smetto Quando Voglio“!
Anche lì uno dei protagonisti a un certo punto vede tutto offuscato e sente in maniera ovattata.
E questo perché gli viene l’idea di creare qualcosa che ancora non era stato inventato, in quel caso una droga sintetica.
Mentre nel mio caso un gin!
E il giorno seguente iniziai subito a smuovere la rubrica cercando qualcuno che mi potesse aiutare a fare i primi passi.
Ovvero a fare la registrazione del marchio, creare il logo, sito e-commerce, licenze ecc.
Perché si chiama “Il Gin del Vicolo”?
Inizialmente doveva chiamarsi “Il Gin del Moro”, ma poi ho scoperto che il marchio era già stato preso da qualcun altro.
Uscì fuori che 2 settimane prima della mia illuminazione una distilleria in Sicilia aveva registrato il nome in questione.
Di lì a pochissimo ho iniziato a elaborare altri nomi e quasi subito mi è venuto di pensare a Via del Moro, nel cuore di Trastevere.
Associandolo al mio gin ma con una leggera modifica: trasformando “via” in “vicolo”. Così alla fine uscì fuori “Il Gin del Vicolo”.
A dirla tutta questa scelta mi piace di più di quella iniziale perché è meno contestualizzata.
E lascia aperte le porte dell’immaginazione, pensando a tutti i vicoli di tutti i centri storici delle varie città del mondo.

Che tipo di prodotto vuoi offrire? E a chi pensi di rivolgerti in termini di pubblico?
Sto cercando di produrre un prodotto di qualità di alto livello.
Un gin premium, come vengono chiamati da quelli del settore.
Un distillato che trovi in un locale dove ti siedi, ti rilassi, ti godi il momento magari dopo una giornata di lavoro super frenetica.
E puoi assaporare un prodotto del territorio miscelato dalle mani esperte di un bravo barman.
Oppure mi immagino una situazione più intima, davanti un caminetto acceso o in un giardino d’estate con il rumore dei grilli in sottofondo, dove sorseggi un gin liscio di qualità.
In termini di pubblico penso di rivolgermi a tutte le persone dai 18 anni in su.
Immagino il ragazzo appena 18enne che magari stanco dei Gin Tonic fatti con i prodotti basic che trova in tutte le discoteche prova a chiedere qualcosa di più buono, più elaborato.
Penso allo studente universitario che dopo una sessione di studi esce a bere un bicchiere di qualità, un buon Gin Fizz.
Penso alla donna in carriera che dopo una giornata di riunioni e call stacca e con il fidanzato o le colleghe si va a bere un buon Gin Tonic.
Allo sportivo attento alla linea.
All’atleta professionista che nel giorno di sgarro chiede un Gin Tonic proprio perché è il drink con meno calorie di tutti.
Credo che non ci sia un pubblico “esatto” a cui rivolgersi in quanto è un prodotto qualitativamente universale che può essere gustato dal muratore al prelato, dal cameriere al giornalista.
Chiunque secondo me può e deve bere di qualità.
Come intendi muoverti nelle prossime settimane – mesi a livello di distribuzione?
Bella domanda. Io vengo da un altro settore, quindi sto cercando di capire bene come funziona questo.
Sto iniziando a farlo assaggiare ad amici, conoscenti, proprietari di locali che conosco e barman di posti che frequento solitamente, iniziando così a diffondere il verbo.
Poi dopo gli assaggi, una volta che si rendono conto della qualità del prodotto, spero mi chiamino per acquistare.
Quindi riassumendo sto girando io personalmente per locali.
Un po’ come Will Smith con i suoi macchinari ospedalieri ne “La ricerca della felicità“, io vado per i locali del centro di Roma presentando le mie bottiglie.
Che tipo di percorso imprenditoriale hai intrapreso?
Come dicevo poche righe sopra io vengo un altro settore.
Ho lavorato per 10 anni nei centri sportivi dove mi occupavo di accoglienza, formazione del personale, commerciale, organizzazione eventi e problem solving.
Ancora prima di questo organizzavo tornei a livello amatoriale di calciotto.
Quindi diciamo che non ho mai avuto lavori in vita mia da “posto fisso/statali/ufficio”. Mi sono sempre inventato qualcosa.
Soltanto nei centri sportivi ho avuto della continuità lavorativa ma assolutamente nulla di paragonabile alla certezza di un lavoro canonico.
Forse è anche meglio così perché non credo avrei mai iniziato questa avventura se avessi avuto una vita sicura e agiata.
Come mai hai scelto proprio questo settore?
È stata una illuminazione, l’idea mi è partita dal regalo della bottiglia.
Poi successivamente ho agganciato al progetto le mie passioni come ad esempio la fotografia, estraendo l’etichetta della bottiglia da una foto che feci nel 2016 a una statua di Ponte Sant’Angelo.
Trasformando l’amore per questa città in ispirazione per il progetto.
Infatti oltre alle fotografie della bottiglia in alcuni posti di Roma ho deciso di scegliere anche le botaniche della cucina romana per aromatizzare il gin.
Ma tutti questi dettagli vi invito a leggerli sul sito www.ilgindelvicolo.com.

Qual è la mission di Gin del Vicolo?
Alla base del progetto ci sono 2 mission ben definite:
- l’attenzione al green/ecosostenibilità
- fare del bene al prossimo cercando di essere di aiuto nel tessuto sociale sopratutto di fianco ai più deboli e indifesi
Queste mission di base le ho applicate al mio progetto nel seguente modo:
- scegliendo bottiglie con un’alta percentuale di vetro riciclato (il 40%)
- indicando sul sito come riciclare i vari componenti della bottiglia
- come poter riutilizzare la bottiglia (trasformandola in lampade, portasapone ecc), promuovendo un piccolo sconto (-3%) ai locali che accettano di collaborare con me tramite il vuoto a rendere
- spedendo le bottiglie a chi le acquista tramite il sito e-commerce in scatole di cartone riciclato e riciclabile
- piantando un albero ogni 10 bottiglie vendute: abbiamo creato la nostra piccola foresta che già conta più di 60 alberi piantati (sul sito trovate la mappa con le coordinate geografiche)
Essere di aiuto nel tessuto sociale di fianco ai più deboli e indifesi l’ho applicato devolvendo anche qui il 3% di ogni vendita al canile Il Rifugio delle Code Felici.
Dove i volontari (persone fantastiche che fanno tutto gratuitamente) aiutano cani e gatti randagi dandogli cure, riparo e amore.
Spero che in futuro queste piccole percentuali possano aumentare perché vorrebbe dire che il gin è piaciuto.
Ma soprattutto perché questo si tradurrebbe in sostegno ulteriore ai piccoli amici pelosi meno fortunati e per tutte le iniziative green che abbiamo deciso di seguire.
Mi piace immaginare che dando un esempio concreto possiamo essere d’ispirazione a quante più persone possibili.
(© The Parallel Vision ⚭ _ Redazione)