#Intervista: Claudio Cirillo, “In musica tutto è lecito, senza limiti”

“365” è il titolo del primo album di Claudio Cirillo, giovane cantautore e polistrumentista che dopo diversi anni di live in giro per l’Europa ha concretizzato la sua produzione in questo disco, pubblicato lo scorso marzo.
Brillante, talentuoso e riflessivo, Claudio mi ha raccontato la storia del suo primogenito che racchiude 12 pezzi, uno per ogni mese dell’anno.
Un lavoro che unisce “quello che ‘va adesso’ con quello che voglio raccontare e trasmettere” mi ha detto.
Obiettivo? “Lasciare un racconto che faccia sorridere, riflettere o commuovere, nel modo più spontaneo che io riesca“.
Perché “in musica tutto è lecito, l’errore sarebbe quello di porsi dei limiti o peggio ancora dire che qualcosa è sbagliato e un’altra cosa è giusta“.
Mi racconti da dove nasce la storia artistica di Claudio Cirillo?
Nasco in una famiglia d’arte, tutti a casa suonavano: chi per diletto chi per professione.
Anche se da piccolo non ho avuto alcuna attrazione per la musica, verso i 17 anni mi ha completamente travolto.
Nasco come chitarrista acustico, amante della musica strumentale.
In seguito negli anni ho sperimentato e scoperto nuovi stili e passioni che mi hanno portato a molte sfumature di quello che è la musica oggi.
Come dico sempre, un cantautore nel 2022 non può essere solo quello. Deve essere anche produttore, grafico, videomaker, psicologo, imprenditore e social media manager!
Naturalmente esagero per scherzare, ma neanche più di tanto!
“365” è il tuo album d’esordio. 12 pezzi, uno per ogni mese dell’anno. Raccontami il concept del disco e come hai lavorato sulla stesura dei brani
Il mondo discografico da ormai molti anni si basa sull’uscita di singoli. E la trovo giusta come cosa nel mondo frenetico cui viviamo.
Però quello che vedo è che non c’è più un filo conduttore. Sono singoli diversi tra di loro che variano in base all’esigenza del mercato.
Allora ho voluto unire quello che “va adesso” con quello che voglio raccontare e trasmettere.
I brani sono stati scritti mese per mese, scegliendo accuratamente le tematiche, informandomi su tutti gli eventi e caratteristiche che il mese poteva offrire come spunto narrativo.
Dove, secondo te, queste canzoni rappresentano un’evoluzione (se c’è) della tua scrittura?
È stata la prima volta che ho scritto dei brani che poi ero sicuro di pubblicare.
Come dicevo prima, nasco come chitarrista, quindi le poche volte che ho scritto era per necessità e divertimento.
Invece con quest’album mi sono ritrovato a comporre con un obiettivo finale e quindi sono stato molto più attento alle scelte delle parole e degli argomenti trattati.
C’è un pezzo che avresti voluto migliorare e un altro invece che porteresti sulla classica isola deserta?
Stranamente no. Non importa se avrei potuto fare di meglio. La scrittura penso sia un fermo immagine di quello che sei adesso.
Così un giorno risentirò quest’album e dirò: “Vedi come scrivevo!”
Sull’isola deserta porterei la traccia “Che fai a capodanno?” perché nell’arrangiamento e nei cori ha partecipato una parte della mia famiglia ed è stata la canzone che mi ha dato l’intuizione del progetto.

Nel corso del tempo com’è cambiato il tuo modo di interpretare il messaggio musicale?
È in continuo cambiamento! Scopro ogni giorno cose nuove, mille sfumature diverse del grande messaggio che è la musica.
È diventato meno pesante di prima, molto più leggero.
Il mio obiettivo è quello di lasciare un racconto che faccia sorridere, riflettere o commuovere, nel modo più spontaneo che io riesca.
Hai un pubblico-tipo?
Sì pian piano grazie alle serate e le varie sponsorizzazioni sto targettizzando il mio pubblico sempre di più.
L’età varia dai 20 ai 37 più o meno, con una uguaglianza di genere!
C’è una cosa che secondo te un musicista non deve mai fare e un’altra invece che va sempre fatta?
In musica tutto è lecito, l’errore sarebbe quello di porsi dei limiti o peggio ancora dire che qualcosa è sbagliato e un’altra cosa è giusta.
La musica rispecchia la realtà e quindi non è possibile incasellarla perché non ha soluzione di continuità.
Umanamente invece ho notato che le persone fanno affidamento su di te, indipendentemente che tu sia un musicista, un cantante o un produttore, se sei rispettoso nei confronti degli altri.
Se non crei problemi ma offri soluzioni e sei puntuale e professionale.
L’emergenza Covid quanto ha inciso sul tuo lavoro?
Direi poco, perché anche nella pandemia ho continuato a studiare, sperimentare e lavorare, per fortuna.
Naturalmente è mancata tanto la parte dei live, ma ora stiamo recuperando!
Parlami delle iniziative che hai in mente per i prossimi mesi
Tante, troppe.
Ora come ora sono concentrato nella parte di sponsorizzazione e promozione dell’album.
Sto cercando di partecipare a festival ed eventi un po’ più di nicchia e organizzati meglio.
Dimmi di quale canzone vai al momento particolarmente fiero e perché
Questa è molto difficile!
Direi dal punto di vista della produzione il mio brano preferito è “Più di lei”. Non so bene perché ma mi carica troppo!
Invece come canzone direi “Che fai a capodanno?”.
Mi descrivi Claudio Cirillo con un accordo e con 3 parole?
Il mio accordo preferito è il FA7+sus4 perché è come me:
- Calmo
- Romantico
- Riflessivo
(© The Parallel Vision ⚭ _ Paolo Gresta)