Cultura Musica

#Intervista: Vera Di Lecce, la musica sperimentale dal Salento a Roma

Date una chitarra e una loop machine a Vera Di Lecce. Poi mettetevi comodi e chiudete gli occhi. Quello che arriverà non sarà solo splendida musica, ma soprattutto l’intensità di uno spirito agitato e flessuoso, come la voce che caratterizza Vera e che traduce in eleganti pezzi poetici un’arte che ha qualcosa di esoterico. Non a caso viene dal Salento, cantava nei Nidi D’Arac e oltre all’inglese, usa il Griko per esprimere e raccontare il suo mondo. Noi l’abbiamo incontrata il 5 marzo scorso all’Angelo Mai di Roma durante la serata di celebrazione per i 20 anni di attività dei Nidi. E abbiamo trovato un’artista onesta, schietta, legata a filo doppio alla sua terra e sempre curiosa del futuro, benché innamorata delle sue radici. Ascoltiamola.

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(Foto: Rosy Dennetta)

Vera, intanto ti chiedo: com’è tornare all’Angelo Mai tre anni dopo? Quella volta eri sul palco con Lisa Germano.
Sì, in quell’occasione ho aperto proprio per lei. In realtà l’Angelo Mai mi ha sempre accolto come farebbe una mamma, a livello artistico. È stato comunque un flashback molto forte tornare qui con i Nidi D’Arac, per di più con le diverse formazioni che si sono alternate negli anni! Mi ha destabilizzato, ma in senso positivo: prima di entrare nei Nidi, infatti, ero una loro fan e quindi stare lì sul palco con loro mi ha riportata ai miei 16 anni, oltre a farmi attraversare tante altre fasi della mia vita! Un’intensità veramente rara.

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(Foto: Studio Grafico Creativo di Valeriano Spirito)

Il tuo ultimo tour è finito il 29 dicembre scorso. Mi racconti com’è andata?
Molto bene! Sono stata davvero contenta, nonostante qui in Italia il mio progetto sia difficile da recepire. Prossimamente ci saranno delle sorprese live, sempre con “29 Seconds”. Adesso ci stiamo organizzando per iniziare a lavorare all’estero, visto che lì quello che faccio è molto apprezzato, soprattutto nel nord Europa.

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(Foto: Studio Grafico Creativo di Valeriano Spirito)

A proposito, il prossimo 21 maggio “29 Seconds” compirà un anno! Hai pensato a qualcosa di speciale? C’è un regalo che vuoi farti?
Sì, c’è una piccola sorpresa! Non ti dico niente, ma sarà qualcosa da assaporare con gli occhi…

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Sempre in riferimento al tuo disco, una volta hai detto che il suo successore sarebbe stato un frutto molto succoso. Ci stai già lavorando?
Sì, certo. Ma per creare qualcosa che abbia un significato ci vuole un po’ più di tempo, rispetto a quelli commerciali. Di conseguenza non mi spaventa il fatto di non assecondare quest’aspetto. Anche perché io di commerciale non ho nulla!

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Tu sei un’artista che appartiene un po’ alla scena romana e un po’ a quella salentina. Ci sono realtà che tu ami particolarmente, di questi due mondi?
A livello salentino, se parliamo della tradizione, ovviamente il Canzoniere Grecanico Salentino ha davvero qualcosa da dire. Ho visto il loro concerto alle Officine Cantelmo di Lecce lo scorso 27 dicembre ed è stato emozionante, qualcosa di innovativo, catartico e ancestrale al tempo stesso. Loro sono il mio gruppo preferito salentino. E ovviamente il gruppo storico che fondò mio padre, Arakne Mediterranea, con cui spesso collaboro. Poi a livello italiano, che arrivano dal sud, ci sono Sofia Brunetta, Carolina Bubbico, Thony e altre ragazze bravissime che io stimo molto e che portano avanti i loro progetti anche all’estero. Qui a Roma, poi, ci sono miliardi di artisti indie che sperimentano! A partire da Lili Refrain che fa voce, loop e chitarra da molto più tempo di me! Anche se io, rispetto a lei, ho un’altra indole. Poi ci sono Armaud, Livia Ferri, Anna Mancini e Iosonouncane, il mio artista italiano preferito. Ma sicuramente ne dimentico tanti altri.

Riguardo invece alla tua musica, dopo “29 Seconds” sta già andando in qualche direzione particolare?
Certo, ma non te lo racconto adesso! Posso dirti che sto inserendo, a livello performativo, qualcosa che si lega al movimento grazie a cui lo spettacolo live, tra musica, canto, proiezioni e movimento appunto, sarà completo. Mentre per il prossimo album l’orientamento sarà sicuramente sull’elettronica. Anche se quando gli artisti dicono “sicuramente”, poi il giorno dopo è capace che hanno già cambiato idea!

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(Foto: Studio Grafico Creativo di Valeriano Spirito)

Sui testi che cosa puoi dirmi?
Continuerò a usare l’inglese, ma anche il Griko (un dialetto neo-greco salentino, ndr) perché rappresenta il mio legame con la tradizione, con i Nidi D’Arac e con me stessa. Quindi questo filo rimarrà. Però l’inglese mi fa sentire a mio agio e comunque all’estero “funziona”, anche se odio dirla in questo modo. Diciamo che così la mia musica viene recepita bene e goduta. E poi cantare in inglese a me viene naturale, così come scrivere in Griko, sul quale però mi faccio aiutare dalla mia famiglia perché io non lo parlo.

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Tu sei un’artista che ha bisogno di mettere nei suoi testi cose del tutto personali?
Assolutamente. Lavoro solo in questo modo. Per scelta non ho pubblicato ancora nessun testo, anche se me lo hanno chiesto più volte. Magari in futuro.

Quanto dovremo aspettare per l’uscita del nuovo disco?
Su queste cose io credo valga di più ciò che riusciamo a regalare a noi stessi e a creare, rispetto a delle date. Poi se tu fossi il mio manager magari mi diresti “ma cosa stai dicendo!”. Però io sono così, quindi per il momento continuo su questa strada.

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