A quindici anni dalla sua morte, Roma dedica una bellissima mostra monografica a Balthasar Klossowski de Rola, in arte Balthus (1908-2001), maestro tra i più originali ed enigmatici del Novecento, il cui rapporto con la città eterna fu decisivo per gli indirizzi della sua arte.
L’esposizione, curata da Cécile Debray, è iniziata oggi presso le Scuderie del Quirinale e durerà fino al 31 gennaio 2016. Sono circa duecento le opere esposte tra quadri, disegni e fotografie, provenienti dai più importanti musei europei ed americani oltre che da prestigiose collezioni private e sono suddivise in un percorso articolato in due segmenti: alle Scuderie del Quirinale una completa retrospettiva organizzata intorno ai capolavori più noti, a Villa Medici un’esposizione che, attraverso le opere realizzate durante il soggiorno romano, mette in luce il metodo e il processo creativo di Balthus: la pratica di lavoro nell’atelier, l’uso dei modelli, le tecniche, il ricorso alla fotografia.
Nato a Parigi da padre polacco, Balthus si innamorò da giovane dai maestri del Rinascimento toscano e in particolare di Piero della Francesca, scoperti in occasione di un primo viaggio in Italia, nel 1926. Balthus concepisce la sua arte attraverso il pensiero figurativo della cultura artistica italiana, da cui nasce quell’enigmatica staticità che è caratteristica distintiva della sua produzione pittorica. Dal 1961, inoltre, l’artista diventa direttore dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici. Nello svolgimento di questo prestigioso incarico durato 17 anni, Balthus approfondisce la pratica del disegno e della pittura e si misura col progetto del restauro dell’edificio e dei giardini storici, che sono oggi accessibili ai visitatori della mostra.
Il costo del biglietto per la mostra di Balthus è di 12 Euro, ridotto 9,50 Euro. L’esposizione è aperta da domenica a giovedì dalle 10 alle 20, mentre venerdì e sabato sarà accessibile dalle 10 alle 22.30.
Ulteriori dettagli sull’evento sono disponibili collegandosi al sito www.scuderiequirinale.it.
L’ha ribloggato su Il Blog Z N° 2 di Stefano Donno .
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