#Intervista: Giovanni Palmieri, “Un artista deve saper condividere”

Mancano pochi giorni all’inaugurazione della mostra personale antologica di Giovanni Palmieri presso il Centro Culturale Artemia di Via Amilcare Cucchini 38.
L’evento si terrà infatti dal 4 al 27 novembre presso la Sala Lydia Biondi dello spazio diretto da Maria Paola Canepa e ho colto l’occasione per chiacchierare un po’ assieme all’artista napoletano.
Il quale mi ha raccontato qualche dettaglio in più sulla sua storia artistica e umana e che presto avrete modo di scoprire anche voi attraverso la sua arte.
Qui intanto un assaggio del Palmieri-pensiero.
Mi racconti da dove nasce la storia artistica di Giovanni?
Inizio subito con una risposta banale: ho avuto la fortuna di essere cresciuto con attorno artisti ed estimatori di arte.
Questo mi ha permesso di poter dare sfogo alla mia fantasia offrendomi la possibilità sin da subito di poter disegnare, anche se inizialmente solo per me.
Parlami della tua arte: cosa ti piace proporre, soprattutto?
Mi piacciono le tele, mi piace che il visitatore possa immergersi nella tridimensionalità di un quadro entrare e confondersi con la sostanza che lo compone.
Ecco perché con le mie opere cerco di coniugare ciò che a un primo sguardo sembrerebbe dicotomico: leggerezza e linearità delle forme con abbondanza e copiosa quantità di materia.
Secondo te cosa distingue il tuo modo di esprimerti da quello di altri tuoi colleghi?
Quello che penso possa essere la mia peculiarità, che poi è ciò che identifica le mie opere, è la ricerca quasi maniacale di un equilibrio matematico, più o meno palese.
Le mie creazioni sono state definite grafiche, anche se in effetti sono pitture, perlopiù acrilici su tela.
Forse questa potrebbe essere la mia cifra.
A breve verrà inaugurata la tua antologica presso il Centro Culturale Artemia. Raccontami com’è nata l’idea e cosa troveremo in mostra
L’idea è nata per caso.
Non avevo realizzato che sono già passati 10 anni dalla mia prima personale.
E con la proposta di Maria Paola Canepa, direttrice del Centro Culturale Artemia, di esporre in occasione della prima edizione della rassegna LGBTQ+ del centro culturale, insieme al curatore della mostra Andrea Alessio Cavarretta (mio marito, per chi non lo sapesse) abbiamo pensato che poteva essere una giusta occasione.
Con questa personale antologica, quindi, ripercorreremo tutte le precedenti esposizioni.
E forse ci sarà qualche piccola novità!

Al momento di cosa ti stai occupando?
Dopo un lungo periodo di stop che è durato in linea di massima per tutta la pandemia, dove ho perso molti stimoli, non solo verso la pittura, ma verso ogni forma di rappresentazione artistica, solo da poco ho ripreso a dipingere.
Ho avuto però modo di riflettere moltissimo occupandomi di arte, teatro e cultura in Kirolandia, la corrente culturale che dirigo con mio marito.
Questo mi ha permesso di non fermarmi mai con la ricerca.
Finalmente ora si riparte con le esposizioni!
E anche questa mia nuova mostra ovviamente sarà organizzata da Kirolandia.
Anzi, per meglio dire, dalla sua sezione artistica fridaartes.
Da quanti anni fai questo lavoro? E da allora com’è cambiato il tuo modo di intraprendere iniziative artistiche?
Come già accennato sono passati 10 anni dalla mia prima personale.
La mia vita artistica ovviamente è iniziata molto prima e in tutto questo tempo le cose si sono evolute.
Anche il mio modo di considerare le iniziative artistiche è cambiato, non so se possiamo dire che si è evoluto, ma sicuramente si è modificato.
Adoro collaborare, come lo adoravo fare prima, ma ora non disdegno anche la parte del lavoro che mi vede solo con la mia zona nascosta.
La ricerca interiore è il mio nuovo punto di partenza.
Hai un pubblico-tipo?
Non penso di avere un pubblico-tipo, fruiscono delle mie opere tutti in modo trasversale e intergenerazionale.
Anche coloro che solitamente non sono avvezzi alla pittura astratta preferendo il “figurato” si interessano e rimangono incuriositi dalle mie opere.
Forse gli unici distratti o disinteressati a ciò che ho da proporre sono quelli che si definiscono nell’arte “addetti ai lavori”.
C’è una cosa che un artista non deve mai fare e un’altra invece che va sempre fatta?
Il mio modesto giudizio nasce non da quello che può essere un decalogo prestabilito, un cerimoniale dell’artista, ma semplicemente da quello che penso sia corretto fare in primis come persona.
Così penso che un “artista” non deve mai essere presuntuoso, spocchioso o altezzoso e in qualsiasi momento si trovi della sua carriera deve rimanere sempre con i piedi ben saldi a terra.
Questo riporta a ciò che deve essere sempre fatto: un artista si deve concedere, non deve risparmiarsi mai con nessuno, è necessario che condivida.
Ovviamente non deve mai smettere di imparare!
L’emergenza Covid quanto ha inciso sul tuo lavoro?
Nella risposta 5 ho affrontato anche questo tema, rimando a quanto detto…
Non dimentichiamoci che sono un nerd! Da qui il mio hashtag #artistfashionnerd.
Parlami delle iniziative che hai in mente per i prossimi mesi
Ho tante cose sul tavolo ma ancora nulla di concreto o definito.
Ho voluto concentrarmi su questa esposizione vedendola come la mia ripartenza.
Poi quello che si delineerà da qui a qualche mese sarà sicuramente una nuova bella esperienza.
Dimmi un progetto artistico di cui vai particolarmente fiero
Un progetto artistico di cui sono particolarmente soddisfatto è stato “[T]essere”, una delle mie esposizioni ideata sempre con Andrea Alessio Cavarretta.
Andrea è colui il quale cura tutte le mie mostre, tutta la parte stampa e che riesce a realizzare nel migliore dei modi ogni progetto artistico.
Con “[T]Tessere” abbiamo varcato i confini della Capitale portando la mia arte anche nella mia seconda casa, quella nativa: Napoli.
Per me è stato particolarmente importante, oltre ovviamente al riscontro ottenuto con le opere.
Mi descriveresti il lavoro artistico di Giovanni Palmieri con un’immagine e con 3 parole?
Un glicine fiorito dal tronco secolare.
- Grafico
- Design
- Emozionale
(© The Parallel Vision ⚭ _ Paolo Gresta)